Domenica 29 aprile l’arcivescovo dei Milano si è recato in visita pastorale presso la parrocchia di Guanzate, presso la quale ha inaugurato la casa-famiglia Il Cortile, posta in una cascina appena ristrutturata.
Questo è un ampio stralcio dell’omelia pronunciata nella chiesa parrocchiale dell’Assunta, facendo un parallelo tra la Guanzate del 2012 e la Troade di S. Paolo del I sec.
“Perchè tanta gioia? Certo, perchè arriva l’arcivescovo, successore degli Apostoli, ma ancora di più perchè noi, insieme, possiamo prendere parte all’azione più potente che un uomo e una donna possano mai compiere sulla Terra, cioè il Sacrificio eucaristico. (…) Anche noi qui partecipiamo della intensità e della familiarità con cui Paolo, in quella sala sopraelevata, intratteneva i suoi amici. Poi c’è questo episodio, singolare, di quel giovane che si addormenta, che possiamo un pochettino prendere ad esempio di tanti nostri giovani d’oggi che si sono addormentati nella fede, o di tanti delle generazioni intermedie, tra i 30/50 anni, che si sono anche loro un po’ perduti (…).
C’è una continuità fisica tra questa comunità e quella comunità. Dobbiamo avere più passione e più cura della nostra Storia, dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che, anello dopo anello, se ci impegnassimo potremmo risalire fino alla comunità dei Suoi (di Gesù) amici attorno al lago (…).
Come diceva il grande beato Giovanni Paolo II, c’è una genealogia di nascita profonda del nostro io che viene da Dio e che in Lui trova ragione. (…) Tutti noi siamo di Cristo. Nulla ci può strappare da questo essere di Cristo, dall’essere nelle Sue mani, se non l’andare volutamente contro di Lui. Dobbiamo avere più rispetto e attenzione per questa storia che ci unisce e che attraverso la grande e bella vivacità della nostra Chiesa e della terra ambrosiana può tornare a dettare il passo. (…)
Il riscatto cristiano e, fatte le debite proporzioni, civile può e deve passare da realtà come questa, che testimoniano famiglie verso famiglie. (…) Non vi è sempre bisogno di iniziative inedite, ma di realtà nuove che affondino le radici nell’esistente e costruiscono insieme la storia e la cultura della carità., sì! (…) Siate missionari, specie voi giovani coi vostri coetanei un po’ “dimentichi”, della bellezza della vita cristiana ed ecclesiale”.
Dice S.S. Benedetto XVI nel Regina Coeli dello stesso 29 aprile 2012, poco dopo aver ordinato 9 sacerdoti romani in S. Pietro:
“I giovani che oggi ho consacrato sacerdoti non sono differenti dagli altri giovani, ma sono stati toccati profondamente dalla bellezza dell’amore di Dio e non hanno potuto fare a meno di rispondere con tutta la loro vita. (…) Cari amici, preghiamo per la Chiesa, per ogni comunità locale perché sia come un giardino irrigato in cui possano germogliare e maturare tutti i semi di vocazione che Dio sparge in abbondanza”.
Rubrica a cura di Michele Brambilla