Domenica 30 settembre, nel pieno dei festeggiamenti per l’inizio dell’anno oratoriano, il card. Angelo Scola si è recato nella basilica di S. Martino a Magenta, in occasione del 90° anniversario del Battesimo e della nascita di S. Gianna Beretta Molla (1922). Nella commemorazione il Battesimo precede la nascita biologica, perchè, come l’arcivescovo sottolinea con forza, “Il Battesimo è la compiuta nascita. (…) La nascita non è compiuta all’interno della biologia, finché non si fa largo la vera origine del nostro io”, che è la chiamata alla vita da parte di Dio.
L’afflusso alla basilica durante la celebrazione è veramente imponente, con rappresentanze anche dall’estero. Questo caleidoscopio di volti è del tutto naturale per il card. Scola: “I Santi sono un dono per tutta la Chiesa cattolica ed anche la venerazione universale per S. Gianna lo dimostra”. Una Santa che, col suo sacrificio per la sopravvivenza della figlia, afferma il primo dei valori non negoziabili, cioè l’intangibilità di ogni embrione d’umanità. “E’ prossimo colui che condivide il bisogno in tutte le sue implicazioni. (…) Farsi prossimo è un amare senza misura, come fa Cristo con noi fin dal nostro Battesimo. S. Gianna ha preso sul serio l’invito di Cristo a farsi prossimo. (…) Così la nostra Santa si è educata per tutta la vita”.
L’arcidiocesi di Milano ha saputo “produrre” grandi Santi in tutte le epoche. Giusto sabato 13 ottobre vengono beatificati nella cattedrale di Praga 14 francescani martirizzati dai protestanti boemi nel 1611.
Nel 1618 fanatici “riformati” procedettero alla defenestrazione degli ambasciatori austriaci nel castello di Praga, come gesto che disconosceva l’autorità del cattolico Sacro Romano Impero sulla Boemia. Il tentato omicidio dei diplomatici scatenò la terribile guerra dei Trent’anni tra cattolici e luterani (1618-48).
I prodromi di quella deflagrazione continentale furono, sette anni prima, il contesto in cui una folla inferocita prese d’assalto il convento di S. Maria della Neve a Praga: tra le vittime due frati di origine milanese, fra Gerolamo degli Arese e frate Gaspare Daverio. Il primo fu finito ai piedi dell’altare della Madonna; il secondo venne aggredito dentro il campanile e gettato di sotto. Morirono senza belare lamento per gridare al mondo che la Fede vera è una sola, quella cattolica, che in questo anno pastorale siamo chiamati a riscoprire come tesoro prezioso.