L’Avvento ambrosiano ferve, ma la crisi politica del nostro Paese fa altrettanti progressi. Mentre si consumano le primarie del PD e quelle del PDL vengono (forse) archiviate, l’arcivescovo di Milano, coinvolgendo tutto il collegio dei vescovi ausiliari della metropoli, detta poche, ma lucidissime regole ad uso dei cattolici che pensassero di candidarsi alle future elezioni di primavera, che in Lombardia saranno sia nazionali che regionali.
Sono un numero esiguo, ma proprio per questo le regole targate card. Scola appaiono più incisive. Rappresentano inoltre la fuoriuscita della Curia di Milano da una fase storica in cui a parlare erano sacerdoti o monsignori con dichiarate simpatie politiche, che prevalevano su eventuali dichiarazioni più equanimi dell’arcivescovo.
In testa alle preoccupazioni dei candidati cattolici devono essere i valori non negoziabili. “Per questo i cattolici faranno riferimento ai principi irrinunciabili dell’insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli”. A questi principi cardine seguono i valori cosiddetti “sociali” (lotta alla povertà ed alle discriminazioni), nell’applicazione dei quali si fa riferimento “ai principi di solidarietà e di sussidiarietà”.
Per evitare strumentalizzazioni, però, “il Consiglio Episcopale ricorda a tutti le disposizioni diocesane più volte ribadite in base alle quali le parrocchie, le scuole cattoliche e di ispirazione cristiana, le associazioni e i movimenti ecclesiali, non devono mettere sedi e strutture a disposizione delle iniziative di singoli partiti o formazioni politiche, e invita anche i consacrati ad attenersi a tali indicazioni. Si vigili per evitare che le attività pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali”. Episodi spiacevoli del passato hanno spesso creato gravi frizioni nelle parrocchie e tra gli stessi gruppi di fedeli, a detrimento della pace nella Chiesa.
“Sulla base di quanto stabilito nei direttori diocesani, gli appartenenti a organismi ecclesiali, a maggior ragione se occupano cariche di rilievo, qualora intendano mettersi a disposizione del bene comune candidandosi alle elezioni sono da considerarsi sospesi dai predetti organismi e lasceranno il proprio incarico in caso di elezione avvenuta”.
E’ messa infine la “museruola” ai cosiddetti “frati mitra”, per fortuna sempre meno, che un tempo discettavano dal pulpito con veemenza sconosciuta agli stessi politici di professione: “sulla base dei criteri stabiliti nella normativa canonica e offerti nei ripetuti interventi dell’episcopato italiano, ai presbiteri è richiesta l’astensione da qualsiasi forma di propaganda elettorale e di attività nei partiti e movimenti politici”.
Rubrica a cura di Michele Brambilla