Il 22 aprile il card. Angelo Scola ha provveduto a revisionare l’organico dell’Ufficio diocesano per l’ecumenismo ed il dialogo religioso. Il numero degli addetti è stato infatti ampliato, affinché vi sia una maggiore copertura delle esigenze che un’accresciuta immigrazione dall’Europa orientale ha imposto.
Il card. Scola chiama a collaborare anche esperti esterni alla Curia arcivescovile, suddividendo l’Ufficio in diversi settori a seconda della religione trattata. Il nuovo responsabile del dialogo con l’Islam è il prof. Paolo Branca, dell’Università Cattolica. Mons. Gianfranco Bottoni, già responsabile dell’intero ufficio, continua a seguire i rapporti con protestanti ed ortodossi, il settore in maggior crescita. Mons. Pier Francesco Fumagalli, dottore dell’Ambrosiana, cura in particolare il dialogo con l’Ebraismo. Un interesse che lo occupava già da tempo, avendo pubblicato nel 2007 per i tipi di Mondadori il saggio Roma e Gerusalemme. La Chiesa cattolica e il popolo di Israele (Milano 2007). A don Ambrogio Pisoni, cappellano dell’Università Cattolica, è affidato lo studio delle cosiddette “religioni orientali” (Buddismo, Induismo ecc…). Il card. Scola guarda alle filosofie dell’Estremo Oriente con crescente preoccupazione, perché “la vera sfida sarà con le filosofie orientali, che portano una ricomprensione del mondo molto diversa”, radicalmente antitetica alla razionalità giudaico-cristiana.
Comincia a dare così i suoi primi frutti il recente saggio dell’arcivescovo sulla libertà religiosa (Non dimentichiamoci di Dio, Milano 2013), in cui il card. Scola scrive (pp. 88-89): “La libertà religiosa esige innanzitutto la definizione di un giusto rapporto tra le religioni e lo Stato. (…) Occorre, quindi, che le nostre società plurali assumano politicamente l’istituzione di un regime di “sana laicità” o “aconfessionalità” effettiva, in cui lo Stato (…) apra e renda equamente praticabile a tutti i soggetti civili lo spazio pubblico del confronto e della deliberazione”. Una laicità all’americana che consenta un duplice effetto: “l’Arcivescovo dice di utilizzare l’ecumenismo e soprattutto il dialogo interreligioso come l’occasione per sviluppare una conoscenza più approfondita della nostra fede. (…) Allo stesso tempo il Cardinale sostiene che l’ecumenismo e il rafforzamento del dialogo interreligioso servono per sollevare le nostre Chiese stanche. Lui è rimasto molto colpito da una frase del cardinale Bergoglio (Papa Francesco) durante le Congregazioni, pubblicata poi su Avvenire: se la Chiesa si chiude su se stessa, diventa autoreferenziale e poi si ammala. Abbiamo invece bisogno di una fede che si confronta con la vita e con gli altri” (www.chiesadimilano.it).
Sempre quindi di nuova evangelizzazione si tratta. Per attuarla, il card. Scola cerca i migliori strumenti. Come la prestigiosa Fondazione Oasis, ideata dal nostro arcivescovo quando era a Venezia, la quale ha deciso di inaugurare il 29 aprile una sede importante a Milano, allo scopo di essere utile al suo fondatore anche nell’arcidiocesi ambrosiana.
Michele Brambilla