Senza dubbio la Lombardia è la regione più ricca d’Italia. Primeggia nel settore dei servizi, nel settore industriale e anche nell’agricoltura (direi il settore meno ovvio). Sempre senza dubbio la sua posizione geografica è più favorevole rispetto ad altre regioni: potenzialmente può proiettarsi in qualsiasi direzione del vecchio continente. Inoltre Milano è sempre stata il crocevia di popoli, culture e visioni del mondo che sono diventate una ricchezza comune a tutti i lombardi. Tutti questi elementi sono i fattori che cercano di spiegare il vantaggio economico che perdura nel tempo della Lombardia. Ma se leggiamo la Caritas in Veritate e guardiamo la Lombardia sotto un’altra ottica ci accorgiamo che, sotto, sotto, c’è dell’altro.
Dunque la Caritas in Veritate ci ricorda che l’economia per essere prospera deve poggiare sull’uomo naturale, non sull’Homo Ideologicus. Se si rispetta la grammatica essenziale (il diritto alla vita, la libertà di educazione, la famiglia, la libertà religiosa) il “sistema economico” si sviluppa e diventa prospero.
La domanda è dunque questa: la comunità lombarda è poggiata sulle solide fondamenta dei principi non negoziabili? Senza andare troppo in la nel tempo possiamo registrare qualche elemento che ci conforta rispetto a questa ipotesi. Nella situazione attuale, “l’ente” che difende i principi non negoziabili è la Chiesa Cattolica. Bene, la Lombardia, nell’ultimo secolo, ha dato tre Papi alla Chiesa di Roma (Pio XI, Giovanni XXIII e Paolo VI). Mentre in “casa” si è tenuta il Beato Cardinal Schuster, il Beato Don Gnocchi, solo per citare gli ultimi. Di fronte alla contestazione del 1968 i lombardi hanno reagito dando vita a gruppi, associazioni, movimenti che hanno il merito di agire proprio dove la contestazione ha fatto più danni, tentando di ricostruire il tessuto culturale e sociale devastato dal Movimento Studentesco e dai suoi continuatori.
Volgendo lo sguardo alla politica, in Lombardia sono anche nati la Lega Lombarda e il PdL. Al di là delle loro difficoltà attuali, culturali e politiche, hanno rappresentato le due forze più conservatrici in tema di principi non negoziabili del panorama politico italiano. Non si governa un paese, una regione, per venti anni (con percentuali bulgare in alcune aree lombarde) se non si ha il consenso profondo, dato da una stessa visione del mondo (sarà per l’attuale abbandono dei temi “non negoziabili” che il centro destra continua a perdere consensi anche in Lombardia?).
Si potrebbe andare anche più indietro negli anni, scoprendo che la Lombardia non si fa mancare neanche santi laici come, ad esempio, il Beato Tovini, bresciano, fondatore del Banco Ambrosiano, e via dicendo. L’elemento chiaro sembra lo stesso: la presenza costante e fruttuosa di uomini e realtà che hanno sempre avuto a cuore, declinati nel loro contesto storico, quelli che oggi si chiamano i principi non negoziabili. Il risultato, infine, è lo stesso: una società prospera e viva, ricca di sfide e anche di contraddizioni come qualsiasi realtà umana, ma che perdura nel tempo proprio perché conserva la grammatica fondamentale dell’uomo.