Stavolta la location della Giornata Mondiale della Gioventù, Rio de Janeiro (Brasile), era decisamente remota e, di fatto, logisticamente ed economicamente inarrivabile per tantissimi giovani italiani. Solo 300 ambrosiani sono riusciti a partire per il Brasile e a partecipare a tutti gli eventi della GMG.
Chi è rimasto a casa si è potuto consolare con l’evento organizzato dalla pastorale giovanile delle diocesi lombarde a Caravaggio, pensato appositamente per consentire ai giovani di seguire in diretta dai maxischermi la veglia con Papa Francesco a Copacabana in un contesto comunitario da “GMG in piccolo”.
La sera di sabato 27 luglio circa 3000 pellegrini hanno così affollato il piazzale del grande santuario mariano, attendendo tra canti, balli di gruppo e testimonianze di Fede il momento di collegarsi con Rio de Janeiro. Ai partecipanti è stata consegnata all’ingresso la maglietta ufficiale della GMG. Le acque miracolose di Caravaggio a sostituire le onde dell’oceano Atlantico…
La serata è stata “condotta” da mons. Francesco Beschi, che oltre ad essere vescovo di Bergamo è anche responsabile della pastorale giovanile della Lombardia. All’alba di domenica 28 luglio si è aggiunto il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano, che ha presieduto la Messa per i giovani sul piazzale del santuario.
In consonanza a quanto avrebbe detto il Papa poche ore dopo (la Messa di Rio de Janeiro, a causa del fuso orario, è stata trasmessa sulle televisioni italiane alle 15.00 circa), il card. Scola ha parlato anzitutto del rapporto tra i giovani e la preghiera. “Tutti noi sperimentiamo il bisogno di ancorare le relazioni della nostra vita a ciò che le può rendere autentiche. Ed è proprio la relazione con Dio Padre, colui che ci precede e ci ama, a rendere autentiche le nostre relazioni. La relazione con Lui che viviamo nella preghiera diviene la relazione costitutiva di ogni nostra altra relazione”. Dio chiede però all’uomo di spendere nel mondo quanto egli gli ha insegnato nella preghiera. Il Cristianesimo è fede tipicamente incarnata. “Nella preghiera cristiana c’è sempre in gioco la duplice relazione dell’uomo con Dio e con i fratelli”.
L’arcivescovo nota con consolazione che “la vostra è una generazione aperta, non siete schiacciati dalle ideologie come è accaduto per i giovani dei decenni passati”. La generazione del card. Scola ha conosciuto la persecuzione, la violenza politica, il Sessantotto, la legislazione omicida, tutti frutti di un avvelenamento delle coscienze della gioventù di allora. Oggi la vita, la famiglia, la religione cattolica subiscono attacchi terribili, ma i figli di quella generazione sono molto meno sensibili alle campane ideologiche che affumicarono i loro genitori. Corrono però il rischio di essere una generazione liquida, abbandonata a se stessa. La Chiesa sollecita i giovani a prendere in mano in prima persona il loro destino. “Tocca anche noi adulti – che abbiamo la responsabilità di avervi messo in questa situazione di difficoltà – lasciarvi spazio e riconoscere il protagonismo che dovete avere. Ma voi giovani abbiate iniziativa”. La testimonianza di Fede dei giovani rafforza la predicazione degli stessi pastori. “Vi dobbiamo gratitudine per questa vostra presenza così numerosa, attenta e orante qui a Caravaggio per la testimonianza che ci date: ci aiuta ad essere sacerdoti, vescovi, padri e madri migliori”.
Il dramma dei giovani reduci dalle GMG è spesso stato reinserirsi nel contesto parrocchiale e diocesano, in cui non vedevano la medesima spinta missionaria (talvolta neppure una medesima ecclesiologia) della giornata mondiale. Uno iato che il card. Scola intende colmare anche con le nuove misure pastorali che l’arcidiocesi di Milano sta adottando in questi mesi. Anticipando il tema della lettera pastorale di settembre su Avvenire (28 luglio), il card. Scola afferma: “Basta guardare la realtà senza pregiudizio per riconoscere la forza di bene che la fede cristiana rappresenta ancora oggi nel mondo. (…) Ognuno è chiamato in causa personalmente. Ciò che posso dire, e lo affermo con grande convinzione, è che a Milano vive un popolo di testimoni del Risorto. E’ la nostra Chiesa, fiera della sua gloriosa tradizione, instancabile nell’impegno di carità. (…) Che questo popolo sia quotidianamente rigenerato e reso più testimone di Gesù, in modo che possa collaborare all’edificazione della nuova Milano che già si intravede. E’ l’urgenza centrale del prossimo anno pastorale, che abbiamo identificato con le parole del Vangelo di Matteo “il campo è il mondo”. (…) Senz’altro una città di uomini e di donne liberi, disponibili a dire a tutti chi sono e che cosa sta loro a cuore”.