Un secondo libro sul beato Giovanni Paolo II dell’autore della più importante biografia in commercio. Un libro importante per comprendere alcuni degli aspetti di un pontificato che ha prodotto uno straordinario Magistero, ancora largamente sconosciuto e inutilizzato.
Chi pensasse di trovarsi di fronte a una riedizione della precedente e celebre biografia di Weigel su Giovanni Paolo II, magari un completamento rispetto alla parte di pontificato mancante, si ricreda subito. Questo è un altro libro, anche se il protagonista è lo stesso.
Si tratta, infatti, di un’opera divisa in due parti, la prima relativa al rapporto fra Karol Wojtyla sacerdote, vescovo e quindi Pontefice con il comunismo, dalla fine della Seconda guerra mondiale alla caduta del Muro di Berlino (1945 al 1989), mentre la seconda tratta degli ultimi cinque anni di pontificato che appunto mancavano nella precedente biografia Testimone della speranza. La vita di Giovanni Paolo II.
La prima parte ripercorre il lungo rapporto del futuro Pontefice con il regime comunista che si instaura in Polonia dopo il 1945. Nato nel 1920, sacerdote dal 1946, vescovo a Cracovia dal 1958, Karol Wojtyla conosce il regime e studia l’ideologia marxista, scegliendo di opporsi a essi costruendo spazi di libertà all’interno del regime totalitario. Questo gli permette di costruire delle relazioni umane di profonda amicizia che dureranno tutta la vita e che accompagneranno il lungo pontificato, dal 1978 al 2005. Questi amici polacchi, gli amici di una vita, saranno presenti ai suoi funerali, nelle prime file, accanto alle massime autorità mondiali.
L’autore presta poi particolare attenzione, nell’ambito del periodo del pontificato e relativamente al rapporto con il comunismo, ai famosi “Nove giorni che cambiarono il mondo”, nel giugno 1979, durante il primo viaggio del Papa nella sua patria. Un viaggio che fu un grandissimo successo per la Chiesa polacca, che dimostrò al mondo di essere nel cuore di tutta la nazione, rifiutata soltanto dalla minoranza al potere, legata al partito comunista e succube dell’Urss.
Molto utile è anche l’analisi della particolare politica seguita dal Papa verso i Paesi comunisti, che si servì degli uomini e dei metodi dell’Ostpolitik ma ne cambiò sostanzialmente il contenuto, non limitandosi alla ricerca di accordi diplomatici che permettessero di nominare dei vescovi e così di proteggere maggiormente i fedeli, ma cercava di portare il rapporto sul piano della cultura, dove fin dalla sua precedente esperienza pastorale aveva deciso di impostare il suo rapporto con il “mondo”.
La seconda parte dell’opera di Weigel analizza gli ultimi cinque anni, dal Giubileo alla morte, mettendo in risalto il grande rilievo che il passaggio di Millennio aveva sempre avuto, ma in modo particolare dopo la caduta del Muro, nella strategia pastorale del Papa. Una pastorale impostata sul tema della nuova evangelizzazione, in particolare degli antichi Paesi di tradizione cristiana, dove la fede era stata attaccata dalle ideologie ed era entrata in crisi sotto la pressione del secolarismo e del processo di scristianizzazione.
Lo studioso conservatore nordamericano, già autore della più importante biografia su Giovanni Paolo II, anche in questa seconda opera mette in gioco tutte le numerose e prolungate conoscenze con conoscenti e collaboratori del Pontefice, che gli permisero di scrivere il primo libro. Ne è uscito un altro capolavoro, nel suo genere, che permette di studiare a fondo le linee portanti del pontificato, grazie anche a una conoscenza e a un’ampia esposizione dei testi magisteriali del Pontefice. Weigel aiuta il lettore anche a trovare le radici della santità del Papa, nel frattempo riconosciuto beato della Chiesa cattolica, e a valutare con un’analisi approfondita i diversi aspetti del pontificato, i grandi successi, ma anche le frustrazioni e i fallimenti di un grande uomo, un prossimo santo che ha lasciato una importante eredità alla Chiesa universale. Una eredità della quale forse l’aspetto più significativo è l’essere riuscito a cambiare il modo di essere del cattolico contemporaneo, soprattutto il giovane cattolico che ha riempito le Giornate mondiali della gioventù, e continua a farlo, portandolo dalle paure degli Anni Sessanta e Settanta, alla convinzione e alla fierezza dei nostri giorni.