La mondanità spirituale è uno dei temi che papa Francesco predilige, ritenendolo un grande pericolo per le anime, soprattutto quelle che hanno una grande visibilità. Pubblichiamo questo primo articolo di Michele Canali per cominciare ad approfondire l’argomento. Vi ritorneremo però, soprattutto quando uscirà una nuova edizione del libro di dom Anscar Vonier (1838-1935), il monaco benedettino che ha illuminato su questo aspetto della battaglia spirituale, poi ripreso dal card. Henri de Lubac (1896-1991) e quindi da papa Francesco. Il testo ci è stato fatto conoscere molti anni fa da Giovanni Cantoni e si intitola Lo Spirito e la Sposa, trad. it., Libreria Editrice Fiorentina, Firenze 1949; i nostri eremiti di Minucciano stanno per uscire con una ristampa.
Il male in cui si trova ingabbiato l’uomo moderno oscilla tra una pericolosa indifferenza verso le domande fondanti della vita e una rassegnata incapacità di trovare le risposte ad esse. Per altro il benessere (che tanto più benessere non è …) più che dispensare certezze e agiatezza ha lasciato situazioni di disperazione e disagio.
In questo contesto papa Francesco spinge l’uomo sulla strada della misericordia e del perdono per riportarlo sulla via che conduce al Padre. La radice di tutta la crisi occidentale è la perdita del rapporto col Creatore. Ma non è solo questo. Bergoglio, in realtà, tiene ben largo il ventaglio del suo insegnamento e ci ha messo di fronte ad un pontificato molto più variegato e pungente di quello che molti ci vogliono far credere.
Stiamo imparando che un punto chiave del suo magistero riguarda la mondanità spirituale. Essa è l’atteggiamento di molti credenti che cercano di conciliare la fede in Gesù Cristo con lo spirito del mondo. Una spiritualità che corregge e semplifica, concilia e giustifica.
La mondanità spirituale non va confusa con una generica condanna della ricchezza e del lusso materiale che avrebbe trovato facile spazio su tv e giornali. No. Riguarda tutta quella condotta cristiana, spesso ricca di buon senso e buone intenzioni, svuotata del termine principale, cioè Cristo: «Il cristiano non può convivere con lo spirito del mondo» ammonisce papa Francesco. «La mondanità che ci porta alla vanità, alla prepotenza, all’orgoglio. E questo è un idolo, non è Dio. E’ un idolo! E l’idolatria è il peccato più forte!».
Diceva Madre Teresa alle sue suore che prima di portare assistenza ai poveri esse dovevano portare Cristo e per portarLo doveva prima di tutto accoglierLo , vivere di Cristo, oppure il loro apostolato non aveva senso. Il mondano , infatti, è colui che confonde l’essenza cristiana con una buona etica. La Croce, invece, è la via contraria al mondo, unica risposta ai mali del mondo : «Quando camminiamo senza la Croce, quando edifichiamo senza la Croce e quando confessiamo un Cristo senza Croce, non siamo discepoli del Signore: siamo mondani, siamo Vescovi, Preti, Cardinali, Papi, ma non discepoli del Signore» .
Il rischio che si corre è grande. Non passa giorno in cui il papa non parli del demonio, sotto il quale rischia di cadere una spiritualità che non riconosce il pericoloso assopimento dello spirito: «Gesù lotta contro il diavolo: primo criterio. Secondo criterio: chi non è con Gesù, è contro Gesù. Non ci sono atteggiamenti a metà». Tutt’altro che morbide e semplificative le parole del papa sono un monito alle coscienze assopite di molti cristiani.
Superare la mondanità spirituale è il passo obbligato per correggere i pericolosi sbandamenti del mondo.