Una due giorni intensissima (27 ed il 28 novembre) vede l’arcivescovo di Milano parlare agli universitari (aula magna Bicocca) ed ai liceali (teatro Dal Verme). Si può dire che i giovani siano il pubblico preferito del card. Angelo Scola, molto affezionato al mondo studentesco. I ragazzi sono carichi di interrogativi e si trovano nell’età giusta per accogliere in profondità risposte vere.
Il Centro culturale Asteria promuove in varie scuole superiori di Milano una serie di iniziative, che si possono riassumere nella felice espressione “Cattedra degli studenti”. Un luogo di confronto sui grandi temi, durante i quali i giovani sono chiamati a porre domande agli ospiti illustri, invitati secondo una visione che, secondo il sottotitolo del sito dell’associazione, punta alla “ricerca del vero, del bene e del bello”, l’antico trittico tomista. I giovani non prendono però il posto degli insegnanti, ma si pongono nella loro condizione naturale di discenti pieni di curiosità. E’ un’intuizione straordinaria, perfetta per esprimere le condizioni in cui si svolge sia l’incontro con gli universitari che quello con i licei.
I giovani pongono all’arcivescovo domande vertenti gli argomenti più rilevanti dell’esistenza: il per sempre, la presenza del male, il rapporto tra comportamenti e morale cattolica. Tanti sono convinti che essere cristiani significhi rinunciare ai piaceri della vita o sottoporsi ad una morale ostica per l’uomo moderno.
La fede cattolica non è, però, un freno per l’individuo, neppure per gli studi e la società. Il card. Scola concepisce l’università come “comunità di docenti e studenti”, in cui “l’umano tutto intero sia preso in considerazione”. La ricerca di compimento dell’individuo chiama in causa la grande questione della verità: una verità che ha il nome di Gesù Cristo e che “ci viene incontro in tutte le sue forme”, compresa la “dimensione amorosa dello sguardo sull’essere”, cioè nell’apprezzamento sincero della realtà così com’è.
Cristo cerca e pervade tutto l’umano. E’ questo il messaggio che il card. Scola ripete anche ai liceali. “Vi auguro di imparare ad amare, studiare e riposare secondo questo sguardo”. A chi teme che quanto di più bello e buono nella vita sia come la polvere o da accantonare, l’arcivescovo risponde: “Alla mia età ho una certa esperienza e ho imparato che i sentimenti veri non hanno scadenza”, poiché “la morte non vince nemmeno nel Venerdì Santo”.