Un famoso versetto evangelico ammonisce che “non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che viene dalla bocca di Dio” (Matteo 4,4). Con la festività di S. Ambrogio del 2013, Milano s’avvia a preparare ancora più intensamente il grande appuntamento con EXPO 2015, che avrà come tema Nutrire il pianeta. Energia per la vita. I padiglioni dell’esposizione universale proporranno centinaia di possibili soluzioni biologiche, tecnologiche e perfino sintetiche al problema della fame nel mondo. L’arcidiocesi di Milano curerà l’allestimento del padiglione della Santa Sede, avente lo scopo di far riflettere su quanto è sotteso al Vangelo sopra citato, ovvero che l’uomo non si può accontentare della materialità, ma è composto anche dall’anima, la quale sorregge impercettibilmente la sua azione, plasmandola con l’etica.
Il discorso alla città 2013 dell’arcivescovo ambrosiano intende proprio scovare l’anima dietro lo slogan, indicare ciò che precede l’ingegno umano. “Non si potrà, pertanto, rispondere alla domanda “cosa nutra la vita?” in modo efficace senza assumere in prima persona il compito di educarsi ed educare uomini”. Ciò che nutre il pianeta, la logica nella distribuzione delle risorse, è ciò che dà significato alla vita dell’individuo. Il card. Angelo Scola elenca le parole chiave dell’EXPO, alimentazione, energia, pianeta, vita, ma per “chiamare in causa una quinta parola chiave: l’uomo”.
Dipende infatti anche dalla forma che si vuole dare alla società la riuscita del progetto-uomo, parafrasando un celebre assunto di Pio XII. La concezione della persona è il tassello fondamentale della soluzione ideata per i problemi globali. Ecco allora l’arcivescovo di Milano condannare sia il materialismo che quella particolare forma di ambientalismo, definita nel discorso “cosmocentrismo”, che “rivendica pari diritti per ogni forma di vita” unendo la deificazione della natura ad una completa svalutazione dell’essere umano. L’uomo è, invece, certamente superiore e distinto rispetto alle altre creature di Dio, e con la sua creatività fornisce un valore aggiunto alla materia prima. “Il lavoro, infatti, che dice l’insuperabile intreccio creato-libertà, indica che il bisogno dell’uomo deve essere pensato come fattore aperto che va oltre se stesso”. Il cuoco non si limita a tagliare gli ortaggi: “Del bisogno di cibarsi l’uomo fa un’arte culinaria”, esaltando anche in questo il suo imprinting divino.
La vera cosa che occorre è quindi prendere posizione di fronte al mistero che si manifesta nell’uomo. “Per questo genialmente Agostino scrive: In verità nutre l’anima solo ciò che la rallegra (Confessioni XIII, 27, 42). Ma è lo stesso Gesù ad educare i suoi discepoli alla percezione della misura compiuta del loro bisogno: Datevi da fare non per il cibo che non dura, ma per il cibo che rimane per la vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà (Giovanni 6, 27)”. Sopperire alle necessità materiali degli uomini è doveroso, ma senza Dio li si aiuta solo a metà. C’è infatti una domanda che rimane sottesa ad ogni progetto umano: “Il pane che l’uomo desidera è Dio stesso che si offre in dono. Solo così egli può essere definitivamente saziato”. Così solo incontrando Dio il cuore dell’uomo troverà la sazietà e sarà al riparo dalle diverse tentazioni: il materialismo, un certo ambientalismo e la tecnocrazia, contro la quale l’Arcivescovo ha usato parole forti e importanti.