Certe volte il card. Angelo Scola parla attraverso le persone che invita. In questo caso l’ospite era assai illustre, il card. Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, che il 10 dicembre ha avuto modo di incontrare in mattinata il clero ed alla sera il laicato ambrosiano. Entrambe le conferenze sono state tenute in Duomo, favorendo una straordinaria partecipazione popolare.
Scola e Schoenborn si conobbero sui banchi di scuola a Friburgo. La loro amicizia risalta nella brillantezza delle battute che si scambiano (“Il card. Schoenborn è un vero asceta, a differenza di chi vi parla”, scherza dal pulpito il nostro arcivescovo. “Che bel discorso funebre!”, commenta l’austriaco dopo l’introduzione), ma entrambi sono serissimi quando bisogna passare sul piano dei contenuti.
La situazione di Vienna è molto più drammatica di quella di Milano. I cattolici praticanti si contano attorno al 5% ed il clero è stato colpito dalla triste piaga della pedofilia. Il card. Schoenborn traccia in breve la storia dell’Austria degli ultimi 100 anni, con la perdita dell’Impero, la guerra civile latente tra “rossi e neri” ed, infine, la contestazione progressista, arrivata a casi di ribellione conclamata all’autorità. Tutto ciò ha seriamente danneggiato l’antica “Chiesa imperiale”. L’arcivescovo di Vienna si toglie un sassolino dalla scarpa: secondo lui, sono proprio i contestatari ad essere rimasti indietro, ad immaginare la Chiesa ancora con i numeri degli anni Sessanta.
Tuttavia, non è vero che il discorso del card. Schoenborn sia disfattista, come qualcuno ha commentato parlando soprattutto della predicazione ai sacerdoti, che, effettivamente, ha posto l’accento maggiormente sulle ombre. Il prelato nota come, a fronte di un’emorragia delle vocazioni negli ordini religiosi storici, spicchi sempre di più la vitalità di nuovi gruppi cattolici. “Spesso mi accusano di essere troppo vicino ai Neocatecumenali, a Comunione e Liberazione, alla comunità Emmanuel”, ma come si fa a disprezzare la linfa che essi stanno portando? Se dei conventi domenicani in Austria ne è rimasto solo uno, nella sola Vienna sono stati aperti 4 monasteri ex-novo affidati a congregazioni giovanissime. Cambia anche la composizione delle parrocchie: scherzando dice che “l’Austria del futuro sarà di neocatecumenali e musulmani, perché fanno tanti figli”. Il card. Schoenborn ha qualcosa da dire a proposito del sistema delle comunità pastorali. Egli osserva come, nonostante il calo delle vocazioni a Vienna sia stato verticale, obbligando a scelte molto drastiche, lo stato di necessità non scalfisca minimamente il sentimento popolare nei confronti del proprio campanile. L’affetto verso la parrocchia è “ineliminabile”, perché essa è, secondo la definizione canonica, “porzione santa del popolo di Dio” e come tale è qualcosa di metafisico.
Tuttavia, il segno più eclatante di speranza lo ha visto nella bocciatura, proprio in quelle ore in sede europea, della proposta di legge Estrela, che voleva limitare fortemente l’obiezione di coscienza ed obbligare gli Stati a considerare l’aborto e le nozze gay diritti umani. Il card. Schoenborn rivela di coordinare assemblee di politici cattolici del continente e che la vittoria parlamentare sia frutto della capacità di costoro, minoranza stretta nei seggi UE, di difendere intelligentemente le proprie idee e di aggregare attorno ad esse. La bocciatura di Estrela mostra, secondo l’arcivescovo viennese, le meraviglie che i cattolici possono fare anche da minoranza creativa. Di conseguenza, lo dice lui stesso, è sbagliato attribuirgli l’idea disperata che “la cultura cristiana sia morta in Europa”, perché è una valutazione che non gli appartiene. Segni come Estrela o il fatto che tutti i partiti austriaci siano d’accordo nel rifiutare l’eutanasia sono ottimi indici di salute del Cristianesimo nelle nostre terre.
Bisogna però ritrovare il coraggio di un apostolato che non tema di compiere passi nuovi. A Vienna ogni anno l’arcivescovo e decine di fedeli distribuiscono ai passanti, fuori dalla stazione ferroviaria principale, dolcetti a cui sono legati bigliettini riportanti versetti della Bibbia. “Ogni volta che c’è questa giornata, il giorno prima mi sento la febbre…, ma poi, quando ritorno a casa la sera, sono molto più contento che se non ci fossi andato”.
L’arcivescovo di Vienna ha quindi sostanzialmente detto quanto il card. Scola va ripetendo soprattutto in questi mesi: parrocchie e movimenti devono unirsi nello sforzo missionario; senza nostalgie per il passato, ma anche senza prescindere da esso, occorre ricercare lo sguardo dell’uomo di oggi ed annunciargli le verità perenni, ridando valenza pubblica alla professione di fede cristiana. L’invito è ancora una volta a guardare prima al grano buono e successivamente alla zizzania, secondo il suggerimento della lettera pastorale.