Care amiche, cari amici
Non lasciatevi sfuggire l’intervista a Tempi (n. 2, 15 gennaio, in edicola) di Gabriele Kuby, la sociologa tedesca convertita al cattolicesimo e autrice di Gender revolution. Il relativismo in azione (Cantagalli, 2008). La studiosa, amica di Benedetto XVI, ritorna con un nuovo libro (La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà in nome della libertà), che spero venga presto tradotto in italiano. In esso analizza l’evoluzione di questa ideologia, di cui molti vedono gli effetti negativi sulla famiglia e sulla società, ma pochi percepiscono “che dietro si cela una strategia delle élite di potere, dall’Onu all’Unione Europea, all’alta finanza”.
Nell’intervista la Kuby non si limita a un esame culturale, come aveva fatto nel precedente libro, dove auspica una controrivoluzione sessuale per rispondere alla sfida dell’ideologia del gender con la predicazione e la pratica, schietta e fiera, del valore della purezza e della pratica della castità. Nell’intervista va oltre: “Ho già detto di Onu e Unione Europea, ma con esse si deve intendere l’intera rete di impenetrabili sotto organizzazioni: di queste fanno parte gruppi industriali globalizzati, grandi fondazioni come Rockfeller e Guggenheim, persone molto ricche come Bill e Melinda Gates, Ted Turner e Warren Buffett, o grandi Ong come la International Parenthood Federation e l’Unione internazionale delle lesbiche e degli omosessuali (Ilga). Tutti questi soggetti lavorano nei livelli superiori della società avendo a disposizione enormi risorse economiche, e tutti hanno un interesse comune: ridurre la crescita della popolazione su questo pianeta. L’aborto, il controllo delle nascite tramite contraccettivi, la distruzione della famiglia: tutto questo serve lo scopo della creazione di un nuovo ordine mondiale”.
La Kuby fa riferimento anche a un recente libro pubblicato da una studiosa belga, Marguerite A. Peeters, (Le gender, une Norme Mondiale ? Pour un discernement), con prefazione del Cardinal Robert Sarah (Mame 2013). Speriamo che anche questo possa essere tradotto. In una intervista a Zenit, il 7 aprile 2013, la scrittrice belga, direttrice del sito Dialogue Dynamics, ricostruiva l’iter del processo culturale che ha condotto all’ideologia del gender, dall’Illuminismo alla dittatura del relativismo, passando attraverso il femminismo e l’omosessualismo. In questa intervista, la Peeters dice che siamo all’interno di un combattimento di natura spirituale e dobbiamo decidere sotto quale stendardo intendiamo combattere, usando un linguaggio tipico degli esercizi spirituali di s. Ignazio.
Il processo di attacco alla famiglia e alla vita va avanti e sembra inarrestabile. Si tratta di un fenomeno mondiale, come denuncia la Kuby, che ha già portato alla legalizzazione delle coppie gay in molti Paesi occidentali. Queste forze internazionali non saranno contente fino a quando la legalizzazione delle coppie gay non sarà presente in tutti i Paesi del mondo occidentale, in primis l’Italia, sede della cattedra del vescovo di Roma.
Noi ci stiamo opponendo a questo processo. Lo facciamo con le forze che abbiamo a disposizione, collaborando con chiunque cerchi di opporsi alle leggi liberticide, come il ddl Scalfarotto sull’omofobia, che prelude al matrimonio gay. Le Sentinelle in Piedi, i comitati Si alla famiglia, la Manif pour tous, testimoniano l’esistenza di una società che reagisce. Dipenderà anche da noi se questa reazione riuscirà a diventare una cosa grande. Certamente, questa è solo una battaglia, per quanto importante. Ve ne sono molte altre in corso, a cominciare da quella più importante e che consiste nel difficile lavoro di formare oggi i giovani che combatteranno domani le future battaglia per la vita e la famiglia. Ma intanto combattiamola questa battaglia, con generosità.
Prossimi importanti appuntamenti ci aspettano. Le imminenti nuove veglie delle Sentinelle in Piedi (vedi il sito www.sentinelleinpiedi.it) e un importante convegno sul tema La buona politica. I cattolici, la famiglia e il futuro dell’Italia, che si terrà a Roma sabato 22 marzo.
Marco Invernizzi