Quando papa Francesco parla alla Chiesa non risparmia parole taglienti. Più volte ha ricordato a vescovi e sacerdoti che non sono funzionari di una ONG o di un organismo burocratico. Parole ugualmente graffianti ha usato il 14 aprile quando si è rivolto al Pontificio Collegio di Anagni. Rivolgendosi in particolare ai seminaristi il papa ha detto che il seminario è il luogo in cui far crescere la vocazione e imparare ad avere dimestichezza con il Vangelo, la confessione, l’eucarestia e la preghiera. In particolare ha ammonito che il seminario non è «un rifugio» per chi non trova la propria strada e ha «mancanze psicologiche». A riguardo Vatican Insider, proprio qualche giorno fa, ha intervistato Jorge Carlo Patron Wrong, arcivescovo messicano, nominato lo scorso 21 settembre da papa Francesco segretario della Congregazione per il clero con delega per i seminari.
Scorrendo velocemente la carriera del prelato emerge subito la lunga esperienza nel campo della formazione. Dopo essere stato rettore del seminario dello Yucatan è, fino al 2008, presidente dell’Organizzazione dei Seminari Messicani (OSMEX) e poi di quella latino americani (OSLAM). Fino a quando papa Francesco lo chiama a Roma. «Ma non so perché sono stato scelto. Immagino che abbiano cercato qualcuno che aveva esperienza diretta sul campo della formazione. Ma non avrei mai immaginato di servire nella Curia romana» chiosa monsignor Patron Wrong.
Ai seminaristi dice: «È importante che nel processo previo all’ingresso in seminario e durante il seminario si viva la realtà di discepolato e missionarietà, con la specificità di avere il cuore come quello di Gesù pastore che cammina con il suo popolo, donando la vita per tutta la vita». Proprio il discepolato è uno dei cardini attorno cui, secondo papa Francesco, si deve costruire la figura del prete. «Se alla base di ogni processo vocazionale» continua l’arcivescovo «mettiamo l’essere discepoli e missionari di Cristo, all’interno del popolo che è chiamato nel suo insieme da Dio, si evita lo sfiguramento delle vocazioni».
Sulle parole del papa al clero dice: «le parole del Papa sono vere per tutti: ci possono essere laici mostruosi, consacrati mostruosi, preti mostruosi». Mostruoso è il mondano spirituale, che sceglie «Gesù e lo si manipola per interessi personali. Quando la propria debolezza, il proprio peccato, il proprio egoismo utilizza la figura di Gesù come vantaggio di tipo personale, sociale». I seminari li vorrebbe così: «è come l’esperienza dei genitori impegnati nella formazione dei figli: ogni giorno si impara qualcosa di concreto per aiutarli nella loro crescita». Quindi, caratteristica principale deve essere il «dialogo continuo, accompagnamento, discernimento» perché il seminario è «una comunità vocazionale, perché nessuno sviluppa la sua vocazione da solo e noi vogliamo essere vicini ai vescovi, ai rettori, ai formatori dei diversi paesi affinché il percorso di formazione sacerdotale tenga conto delle realtà concrete dei giovani e della società».
Infine gli viene chiesto riguardo le persone con tendenze omosessuali, alle quali la Chiesa non può accettare l’ammissione e spiega: «È importante essere chiari sui criteri di maturità umana, affettiva, sessuale e poi spirituale per poter abbracciare con serenità la vita presbiterale e, contemporaneamente, è importante non essere rigidi nel giudicare le persone che compiono il cammino ma, anzi, aiutarle a capire e a crescere». Per questo «è necessario che coloro che si recano al sacerdozio ministeriale possano farlo con una sufficiente maturità umana, affettiva, sessuale, spirituale».
Michele Canali