La Marcianum Press chiede al card. Angelo Scola di rieditare alcuni suoi vecchi testi del 1981 dedicati alla pastorale familiare. L’arcivescovo di Milano non si fa pregare e raccoglie quelle catechesi, basate sulle encicliche Mulieris dignitatem e Familiaris consortio di S. Giovanni Paolo II, in un unico volume, Il mistero nuziale. Uomo-donna, matrimonio-famiglia, presentato alla LUMSA di Roma il 20 maggio.
“In vista dei due sinodi e della grande domanda di senso circa l’amore mi sembra utile offrire un orizzonte entro cui affrontare fatiche e questioni sulle quali la Chiesa in questi due anni lavorerà”. L’opera dell’arcivescovo ripropone come attuali, in tutta la loro portata dottrinale, i capisaldi del magistero di Papa Wojtyla sulla famiglia, dalla differenza sessuale, necessaria perché ci sia complementarietà di affetti e ruoli, al valore sociale dell’istituto familiare, per la Chiesa Sacramento che allude all’amore di Cristo per la Chiesa stessa e, quindi, di per se stesso indissolubile. Nei mesi scorsi in molti aspettavano che il card. Scola spendesse la sua autorevolezza nel dibattito in corso su queste tematiche, acceso in particolare dalla famosa relazione del card. Walter Kasper all’assemblea del cardinali dello scorso febbraio, ed ora lo fa con un volume agile e chiarissimo nella sua esposizione.
Sono momenti molto importanti per le politiche familiari. Domenica 25 maggio, si è votato per le elezioni europee e, in diversi comuni dell’arcidiocesi di Milano, per numerosi sindaci. Mons. Luca Bressan, vicario episcopale per la cultura, ha rilasciato alla vigilia delle elezioni un’intervista in cui ha puntualizzato, riguardo alle radici culturali del Continente, che “La specificità europea è quella del primato e del valore della persona. Ragionare sul futuro dell’Europa vuol dire fare vedere in che modo il cristianesimo ha lavorato per modificare il legame sociale e come c’è spazio ancora per questo”. Ne viene che chi crede all’Europa come progetto di unità di valori e popoli non può non riflettere sul fatto che “Il cristianesimo ha sempre creduto all’Europa – basti ricordare i monaci del Medioevo – e ha continuato a farlo anche in epoche in cui i nazionalismi (si pensi al XIX secolo) spingevano verso forme di Chiese nazionali, indebolendo il comune riferimento europeo. Questo indica la forte tensione e attenzione interna al cristianesimo verso i valori fondativi europei. Pensiamo a Paolo VI (…), che pensava alla Chiesa come maestra di umanità e considerava l’Europa uno spazio privilegiato” perché è il luogo che più ha accolto la Parola di Dio e l’ha trasformata in civiltà. Come risvegliare, allora, il vero “sogno europeo” in chi si è assopito? “(…) giocare la nostra testimonianza di cristiani, convinti che così nutriamo la cittadinanza di tutti, imparando e facendo imparare una grammatica di immaginazione politica”. Al Parlamento eletto il 25 maggio il compito di instaurare un nuovo rapporto, si spera più rispettoso, nei confronti dei valori non negoziabili e dell’identità cristiana dell’Europa.
Si parla di valori anche venerdì 23 maggio, quando in piazza Duomo il card. Scola incontra gli animatori degli oratori estivi. Partendo dall’alta considerazione in cui le autorità civili tengono gli oratori, l’arcivescovo mostra ai giovani come le loro parole peseranno nelle anime di coloro che diverranno i cattolici ed i cittadini di domani. “L’oratorio, in particolare quello estivo, è uno dei fatti ecclesiali più importanti di tutta la via della nostra Chiesa ed è uno dei fatti sociali e civili più decisivi per far rinascere questo nostro Paese che ne ha tanto bisogno. Voi siete già ora gli attori di questa rinascita. La vita non è mai un gioco, ma per essere gioiosa ha bisogno che tu ti giochi”.
La grande sfida, che sia in Europa, che sia in Italia, pare essere sempre quella di creare un laicato cattolico convinto, missionario, testimoniante l’integralità della dottrina senza complessi. Con la gioia frizzante che viene dall’incontro vivo con il Risorto nella comunità cristiana.
Michele Brambilla