Una breve riflessione su un fatto realmente accaduto e che facilmente si potrà ripetere. In nome del progresso e per dare la felicità a tutti, sulla pelle dei bambini.
“Ninna nanna, Ninna oh, questo bimbo a chi lo do”. La popolare nenia potrebbe essere cantata dai biologi, che nei laboratori di fecondazione assistita selezionano ovuli e spermatozoi, li mettono in provetta, ottengono la fecondazione e presentano sul mercato il loro “prodotto”, magari dopo averlo congelato per un po’ in azoto liquido e dopo avere verificato con una diagnosi genetica se quegli embrioni sono degni di proseguire il loro sviluppo.
La filastrocca tradizionale parlava dell’uomo nero, della befana e dei diavoletti: ma se la adattassimo alla situazione odierna assumerebbe un tono da vero racconto horror, più incline a generare incubi che non sonni ristoratori.
Possono gongolare, quei biologi. Si allarga la cerchia dei potenziali clienti. Prima della sentenza della Corte Costituzionale, quel bimbo poteva essere dato solo ai genitori biologici. Certo, era comunque un prodotto da laboratorio; contro ogni dignità umana. Ma almeno non veniva messo sul mercato al miglior offerente.
Adesso il biologo può davvero cantare la ninna nanna: “Ninna nanna, Ninna oh, questo bimbo a chi lo do”. Perché gli si apre un ventaglio di possibilità: lo darò alla coppia dove sterile è lui, ed ho utilizzato il seme maschile di chissà chi. Oppure alla coppia dove sterile è lei, e ho utilizzato degli ovociti (da dove venissero non lo so, forse dall’India, oppure da quella cliente che ha accettato di fare egg sharing). Lo darò alla coppia dove sono sterili entrambi, magari perché hanno raggiunto l’età della pensione.
“Ninna nanna, Ninna oh, questo bimbo a chi lo do”. Siamo all’ospedale Pertini, l’ho dato alla coppia sbagliata. Spiacente, ma anche i migliori possono a volte cadere in errore. Non vi è mai capitato di vedere recapitato un pacco all’indirizzo sbagliato? Ora la questione non mi riguarda più, è materia per avvocati e giudici.
“Ninna nanna, Ninna oh, questo bimbo a chi lo do”. Lo darò alla donna single, che non vuole uomini intorno. Lo darò alla coppia omosessuale, che così fingerà di essere uguale a quella eterosessuale. Lo darò ad una donna che, spesso per disperazione, ha affittato il proprio utero, lo terrà per 9 mesi nel suo grembo, e poi le verrà strappato.
“Ninna nanna, Ninna oh, questo bimbo a chi lo do”. Lo darò al laboratorio che fa sperimentazioni genetiche: lo offrirò sull’altare della ricerca, vittima di questo nuovo olocausto per il quale nessuno invoca giornate della memoria.
“Ninna nanna, Ninna oh, questo bimbo a chi lo do”. Ma nessuno ferma questa giostra impazzita?
Perché di bimbi stiamo parlando.
Susanna Manzin