L’arcivescovo di Philadelphia, mons. Charles J. Chaput, ha ufficialmente annunciato domenica 20 luglio, durante la Messa celebrata nella cattedrale dei santi Pietro e Paolo, che san Giovanni Paolo II (1920-2005) e santa Gianna Beretta (1922-1962) saranno i santi patroni dell’Incontro Mondiale delle Famiglie 2015.
L’aspro dibattito in corso sulle modalità pastorali con cui avvicinare le situazioni familiari irregolari (convivenze, seconde nozze ecc…), prodromo al Sinodo straordinario sulle famiglie (2014-15), tende a far dimenticare che sulle medesime tematiche è in preparazione l’VIII Incontro mondiale, che si terrà a Philadelphia (USA) il 22-27 settembre 2015, esattamente a metà tra le due grandi sessioni sinodali.
Abbiamo ancora negli occhi e nel cuore le giornate del 1, 2, 3 giugno 2012, quando Papa Benedetto XVI ha solcato le strade di Milano pronunciando discorsi che il nostro arcivescovo, il card. Angelo Scola, considera fondamentali in tema di teologia familiare e morale sessuale. Lo sforzo dell’arcidiocesi ambrosiana fu allora titanico: memorabili la Fiera piena di visitatori, l’allegro schiamazzare dei cresimandi a S. Siro, il lungo cammino per le vie di Sesto S. Giovanni fino al parco di Bresso e la sensazione di partecipare ad un’epifania concreta dell’universalità della Chiesa, radunata attorno al Cristo eucaristico ed al suo Vicario in terra, presente nella città dei SS. Ambrogio e Carlo.
Ora tocca a Philadelphia, ed il fatto che si tratti di una metropoli degli Stati Uniti, una delle nazioni il cui episcopato più si sta battendo affinché il richiamo alla misericordia conservi tutto lo spessore dottrinale e morale desiderato dal Papa, dice già molto dell’indirizzo teologico dell’evento, benché esso sia stato assegnato in tempi in cui la disputa attuale era di là da venire.
C’è però un particolare che riempie anche questa volta d’orgoglio il laicato ambrosiano: accanto a S. Giovanni Paolo II, gli americani hanno scelto come patrona dell’VIII Incontro mondiale delle famiglie la milanese S. Gianna Beretta Molla. La vicenda del medico di Magenta era già conosciuta a livello planetario ben prima del 2012 (era stata una delle motivazioni che avevano spinto la candidatura di Milano), ma il VII Incontro mondiale ne ha rilanciato la devozione nel mondo.
Il patronato di Giovanni Paolo II e Gianna Beretta Molla rafforza il significato dell’evento. Il primo ha costruito una solida teologia della famiglia, in base alla quale la natura sacramentale del matrimonio lega strettamente gli sposi al “per sempre” divino ed il precetto dell’indissolubilità, già previsto secondo la natura, viene confermato dalle parole di Marco 10,9: “Dunque l’uomo non divida ciò che Dio ha congiunto”. S. Gianna aggiunge la sua testimonianza personale sul valore incommensurabile di ogni vita umana, avendo rifiutato un’operazione che minacciava l’esistenza del feto che portava in grembo.
I “valori non negoziabili” sono quindi ancora attuali su entrambe le sponde dell’Atlantico. Giusto in questi giorni esce anche nelle librerie milanesi La speranza della famiglia del card. Gerard Ludwig Muller (Ares 2014), in cui il porporato sostiene che “S. Tommaso d’Aquino ha affermato che la misericordia è precisamente il compimento della giustizia, perché con essa Dio giustifica e rinnova la creazione dell’uomo. Pertanto, non dovrà mai essere una scusa per sospendere o rendere invalidi i Comandamenti e i Sacramenti”.
Il nostro arcivescovo, si sa, è della partita. Quando ancora il dibattito era incipiente (13 febbraio), il card. Scola aveva invitato il card. Muller ad inaugurare l’anno accademico della Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. E proprio dalle aule di S. Simpliciano il prefetto per la Congregazione della dottrina e della fede aveva cominciato la sua critica serrata alla prospettiva di abbandono della dottrina tradizionale. “Il divorzio non è un cammino per la Chiesa, la Chiesa è per l’indissolubilità del matrimonio. (…) Abbiamo la dottrina della Chiesa che è espressa anche nel catechismo, nel concilio di Trento, nel concilio vaticano, in altre dichiarazioni della nostra congregazione. La pastorale non può avere un altro concetto rispetto alla dottrina, la dottrina e la pastorale sono la stessa cosa. Gesù Cristo come pastore e Gesù Cristo come maestro con la sua parola non sono persone diverse”, bensì il medesimo Signore a cui si deve obbedienza.
Come hanno confermato gli interventi successivi dell’arcivescovo ambrosiano, questa è la prospettiva di cui il card. Scola si farà alfiere durante il Sinodo e sulla quale intende impegnare l’autorevolezza della cattedra di Milano.
Michele Brambilla