Il Papa chiede di preparare il Sinodo ordinario del 2015 confrontandosi con la relazione scaturita dalle discussioni di questo ottobre. L’incontro del 21 novembre in via S. Antonio è il primo passo in questo senso nell’arcidiocesi di Milano.
Conclusosi il 19 ottobre il Sinodo straordinario sulla famiglia, la Chiesa si proietta ora verso l’autunno del 2015, quando l’assemblea ordinaria dei vescovi proseguirà la discussione su quanto concerne l’essere famiglia cattolica oggi. L’anno, però, non deve trascorrere nella pigrizia: la relazione finale, sulla cui genesi si è appuntata l’attenzione e la tifoseria di molti, è consegnata alle diocesi perché la confrontino con la realtà locale.
L’incontro della sera del 21 novembre, presso il Centro card. Schuster di via S. Antonio 5 a Milano, è il primo tentativo di coltivare questa indicazione nel contesto ambrosiano. Il card. Angelo Scola presenta la Relatio sinodi davanti ad una folta rappresentanza delle famiglie di tutta l’arcidiocesi.
L’arcivescovo esordisce con una citazione del b. Paolo VI, “È sfortunata la società che non onora l’istituzione familiare, diventerà in breve tempo un insieme di individui sradicati e anonimi”, per giungere alla richiesta di “un salto di qualità che vorrei facesse anche la nostra Chiesa nella prassi quotidiana, con l’assunzione in prima persona di questo impegno chiesto dalla situazione di grande cambiamento in atto oggi nelle nostre società europee”: trasformare la famiglia da semplice oggetto a soggetto attivo della pastorale. Famiglie che evangelizzano altre famiglie. Le sfide sono tante, compresa quella che vede sempre più adulti “mettere al mondo figli orfani di genitori viventi, che tra venti-trent’anni porterà a contraddizioni insostenibili”. Un’espressione già riscontrata nell’intervista a Le Figaro (vd. Scola: La Manif pour tous modello per tutta Europa) e che allude alla fecondazione eterologa, specialmente se piegata all’omogenitorialità.
In proposito, il card. Scola invita nuovamente ad abbandonare la timidezza nell’esporre il messaggio cristiano: “Siamo cristiani perché vogliamo essere uomini e donne compiuti”. Ribadisce che la “differenza sessuale e tra le generazioni” sono ineliminabili fattori di crescita dell’individuo. La comunità cristiana deve inoltre trovare delle modalità per “rendere concreta la definizione della famiglia come Chiesa domestica”.
L’arcivescovo vede negli scontri per le case ALER di questi giorni un sintomo di come sia sempre più necessario che i cattolici cooperino “a creare un’amicizia civica, nella vicinanza e anche nell’accompagnamento tra famiglie e verso coloro che chiedono la grazia del Sacramento del matrimonio”. Gli abusivi ed i neocomunisti sono persone alle quali non è mai stata testimoniata per davvero la bellezza del vivere secondo i principi cristiani.
Siccome la Chiesa stessa è una grande famiglia, che si prende cura di ogni suo figlio, il 23 novembre viene istituita nella chiesa di S. Maria della Sanità la cappellania maronita per i fedeli libanesi presenti a Milano. La Messa inaugurale è concelebrata dal card. Scola e dal card. Bechara Boutros Rai, patriarca del Libano.
I libanesi in Lombardia sono in gran parte ex-profughi della tremenda guerra civile intercorsa tra cristiani e musulmani nel Paese dei Cedri tra il 1975 ed il 1991. Si consolida quindi la comunità il cui travaglio spinse in quegli anni Alleanza Cattolica ad interessarsi per la prima volta della libertà religiosa dei cristiani abitanti contesti diversi rispetto a quelli fino ad allora esplorati (URSS, Europa occidentale, America Latina). “Nasce così l’attenzione per le Chiese orientali, che vivono all’interno del mondo islamico, senza la possibilità di annunciare la fede. (…) Fra queste la Chiesa maronita costituisce un’eccezione, proprio perché ha saputo difendere la propria libertà ed “incarnarsi” nella cultura libanese, dando vita ad una civiltà” (Marco Invernizzi, Alleanza Cattolica dal Sessantotto alla nuova evangelizzazione, Piemme, Milano 2004, p. 117).