La Pontificia Commissione voluta da san Giovanni Paolo II per la Commemorazione dei Testimoni della Fede del secolo XX, ha fatto venire alla luce il profilo di tante persone – altrimenti sconosciute – che nelle situazioni più diverse hanno testimoniato con la propria vita la fedeltà a Cristo ed alla Chiesa. Tra le vicende emerse in questa circostanza c’è quella di dodici religiosi Certosini della Certosa di Farneta (presso Lucca), fucilati dai tedeschi tra il 7 ed il 10 settembre 1944, per avere dato rifugio nel monastero ad un centinaio di ricercati a vario titolo: partigiani, ebrei, transfughi del partito fascista oltre ad alcuni renitenti alla leva. Rifugiati che, confidando nell’imminente arrivo delle truppe anglo-americane, ormai alle porte di Lucca, avevano chiesto ed ottenuto asilo nel monastero. Il dettaglio di quanto accaduto è contenuto nella relazione redatta nel 1999 da un monaco certosino, in vista della pubblica commemorazione che si tenne al Colosseo domenica 7 maggio 2000, nell’ambito del Grande Giubileo dell’anno Duemila. Questa relazione è stata pubblicata adesso per la prima volta in appendice al libro di Luigi Accattoli, che ne ha ottenuto l’autorizzazione dal Ministro Generale dell’Ordine. La tradizionale riservatezza dei Certosini, infatti, rifugge da ogni tipo di pubblicità, anche laddove questa mette in luce le virtù di qualcuno dei suoi membri. Basta pensare che nei nove secoli di vita dell’Ordine, questo non ha mai promosso celebrazioni o cause di canonizzazione dei suoi religiosi, fatto che spiega il silenzio che ha accompagnato per oltre mezzo secolo l’episodio di Farneta. Un silenzio anche giustificato dall’esigenza di evitare strumentalizzazioni. Come quella, mai condivisa dai responsabili della Certosa, di chi ha provato a dare una lettura “resistenziale” della vicenda. Un altro aspetto singolare riguarda la composizione della comunità religiosa. I dodici certosini, infatti, provenivano da sei Nazioni diverse: Italia, Spagna, Germania, Svizzera, Francia, Venezuela. L’internazionalità della comunità trova motivo nel fatto che dal 1903 al 1940 Farneta divenne casa generalizia dell’Ordine, a seguito delle leggi di soppressione degli ordini religiosi varata in Francia, che avevano determinato – insieme ad altre – l’espulsione della comunità certosina dalla Grande Chartreuse vicina a Grenoble. Il sacrificio dei dodici religiosi è rimasto nascosto per tanto tempo anche in ossequio all’uso, da sempre vigente nell’Ordine, di seppellire i monaci in terra senza bara ed in forma anonima, per sottolineare che la memoria e la conoscenza intima dei figli di san Bruno è esclusiva prerogativa di Dio. Per questo c’è solo una nuda croce sul tumulo di terra ad indicare che lì riposano le spoglie di un Certosino. Il saggio di Accattoli contiene infine anche un breve profilo biografico di ciascuno di questi dodici eroici testimoni della fede.
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