In prossimità di Natale si moltiplicano gli inviti alla bontà, spesso accompagnati dalla richiesta di offerte per gli scopi benefici più diversi. Tra questi è immancabile l’appello a favore dei bambini affamati, abbandonati, sfruttati oppure ammalati, che una miriade di associazioni si propone di aiutare, se solo disponessero dei fondi necessari. Se da una parte il Natale è occasione propizia per stimolare le coscienze, dall’altra è sempre necessario saper discernere il grano buono dalla crusca, per evitare di trovarsi ad ingerire, tra le cose buone, anche qualche polpetta avvelenata.
E’ questo il caso del Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia, meglio noto come UNICEF, l’agenzia ONU nata nel 1946 per aiutare i bambini vittime del secondo conflitto mondiale, e successivamente all’assistenza dei bambini e delle loro madri in tutto il mondo, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. In questi giorni capita di vedere stands e banchetti dell’UNICEF, piazzati nel centro cittadino o nei centri commerciali, dove degli animatori chiedono un’offerta che consenta di salvare qualche bambino in più.
A tale proposito è utile sapere che la Santa Sede ha denunciato da oltre vent’anni le politiche anti-natalità dell’UNICEF, arrivando ad annullare il contributo – seppure di entità simbolica – che la Chiesa Cattolica destinava annualmente ai programmi dell’agenzia. Questo a motivo del sostegno fornito dall’UNICEF alla contraccezione, all’aborto ed alla sterilizzazione – anche forzata – di uomini e donne in tutte le aree terzomondiali.
Tra le ultime, in ordine di tempo, la denuncia dei vescovi del Kenya in merito alla sterilizzazione di oltre due milioni di donne, che si sta consumando a loro insaputa con la somministrazione di vaccini antitetanici dispensati dall’UNICEF nell’ambito di una campagna di prevenzione prenatale. Il fatto che i vaccini fossero inoculati da equipe esterne agli ospedali; che il personale medico locale fosse estromesso dalle procedure; che infine non fosse lasciata alcuna traccia dei prodotti somministrati dopo la partenza delle equipe; tutto questo ha insospettito alcuni medici. Questi, dopo essere riusciti a sottrarre alcune dosi, le hanno inviate ad alcuni laboratori in Sud Africa, dove l’analisi non ha lasciato dubbi circa la reale natura del prodotto. Contenevano infatti la stessa componente già utilizzata in passato per analoghe campagne di regolazione della fertilità avvenute in Messico, Nicaragua e Filippine. Questa volta però la denuncia è partita, le malefatte sono state svelate, le donne a cui non è stato ancora completato il ciclo di cinque somministrazioni può considerarsi salvato.
Ricordiamocelo quando incontriamo lo stand dell’UNICEF e qualcuno ci chiede se vogliamo contribuire a salvare qualche bambino. Anche Erode voleva essere avvertito dove fosse il Bambino per poterlo andare ad adorare!
Enrico Chiesura