C’era forse da aspettarselo. La Regione Lombardia non è autorizzata a difendere la famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna e a sostenere che un bambino ha diritto ad avere un papà e una mamma.
Così il Convegno di sabato 17 gennaio organizzato presso l’auditorium Testori del Palazzo della Regione Lombardia in collaborazione con Alleanza Cattolica, Obiettivo-Chaire, Fondazione Tempi e Nonni 2.0, ha suscitato proteste sdegnate di movimenti lgbt e dello stesso Partito democratico, che hanno annunciato manifestazioni di protesta.
Una strana protesta, assolutamente illiberale, perché vorrebbe mettere a tacere anche semplicemente l’espressione del principio che la famiglia naturale è la cellula fondamentale della società e come tale va difesa e promossa per il bene di tutta la comunità.
Dispiace veramente che queste persone siano così piene di rancore e non vogliano accettare che esista qualcuno che affermi principi diversi dai loro.
Così, le stesse persone ricorrono al loro quotidiano di maggiore riferimento, la Repubblica, che dedica una pagina per denunciare il convegno e, sempre in nome della democrazia, per affermare una serie di falsità nei confronti delle associazioni promotrici.
La menzogna si trova già nel titolo dell’articolo del 3 gennaio di Matteo Pucciarelli: “i gay vanno curati”, come se questa affermazione fosse riconducibile agli organizzatori del convegno. Nessuna delle associazioni organizzatrici lo ha mai sostenuto. I cosiddetti gay sono persone che come tali vanno rispettate, qualsiasi sia il loro orientamento sessuale. E va rispettata anche la loro libertà di chiedere a chi desiderano di essere accompagnate in un cammino di aiuto spirituale e psicologico nel caso ritenessero che il loro orientamento sessuale presentasse delle forme di disagio.
Quello che vuole sostenere il Convegno del 17 gennaio è che non tutte le forme di convivenza possono essere ritenute matrimonio e che la famiglia nasce soltanto dove esiste la potenziale capacità dei coniugi di generare figli.
Forse deve essere vietata la possibilità di sostenere pubblicamente questa tesi? Così come avverrebbe se il disegno di legge sull’omofobia che porta il nome dell’on. Scalfarotto, approvato dalla Camera e fermo al Senato, diventasse legge dello Stato?
A queste persone chiediamo di abbassare i toni, di provare ad ascoltare altre opinioni, di non temere il confronto e di non insultare dicendo delle falsità. Crediamo in quello che si trova scritto nel Catechismo della Chiesa Cattolica (2357-2359) e viene costantemente ribadito dal Magistero pontificio, fino a papa Francesco: le persone con tendenze omosessuali vanno amate, rispettate e accolte, ma il bene comune di una società si costruisce rispettando l’esistenza di una natura che ci dice che la società continua soltanto se si fonda sul matrimonio fra un uomo e una donna, la cui unione permette la costituzione di nuove famiglie.
Marco Invernizzi (responsabile di Alleanza Cattolica in Lombardia)
Domenica 4 gennaio 2015