Breve resoconto del viaggio nel Salento della famiglia spirituale di Alleanza Cattolica
Alleanza Cattolica ha salutato il 2015 a Lecce: come già abbiamo raccontato su questo sito è una buona abitudine che abbiamo dal 2000, quella di trascorrere insieme la vacanza di Capodanno, nel piacere della buona compagnia. Quest’anno abbiamo veramente percorso la Via della Bellezza: la bellezza della natura del Salento; la bellezza dell’arte, della cultura, della buona cucina; e soprattutto la bellezza della santità. Ma andiamo con ordine.
All’arrivo a Lecce, il primo appuntamento è nel suo splendido Duomo: S. Messa di fine anno e Te Deum con l’arcivescovo di Lecce, Mons. Domenico D’Ambrosio, che al termine della celebrazione saluta il nostro gruppo. Poi serata di festa, con tombolata napoletana.
Il 1° gennaio la prima tappa è a Tricase, alla cripta della Madonna del Gonfalone, costruita dai monaci basiliani, a testimonianza del profondo intreccio di questa terra con la religiosità orientale.
Poi percorriamo la litoranea, gustando la bellezza della natura: scogli, mare, grotte e torri di avvistamento sui promontori.
Arriviamo ad Otranto, tappa di profonda suggestione: grazie ad Alfredo Mantovano e ai suoi articoli su Cristianità conosciamo già la storia dell’assedio di Otranto del 1480, ma la visita alla cappella dei martiri, con le sue impressionanti reliquie e la loro storia miracolosa, ha davvero toccato le nostre emozioni più profonde. Quel sacrificio ha permesso di salvare Roma e, se il mondo dimentica presto, noi non dimentichiamo, e come militanti di Alleanza Cattolica siamo orgogliosi di rendere omaggio ai martiri, canonizzati da Papa Francesco nel 2013.
La cattedrale di Otranto offre al visitatore anche un mirabile pavimento a mosaico, con un “albero della vita” sui cui rami si alternano personaggi di ogni tipo: biblici, mitologici, storici, animali, angeli, diavoli, creature mostruose.
Il giorno seguente è dedicato alla visita di Galatina, con i suoi magnifici affreschi di scuola giottesca (Basilica di Santa Caterina); di Specchia, uno dei borghi più belli d’Italia; e di Ugento, dove, accolti dal Sindaco e dall’Assessore alla Cultura, visitiamo il Museo civico di archeologia, che contiene la c.d. “Tomba dell’atleta” di epoca messapica (V sec. a.C.).
Di ritorno a Specchia, il nostro spirito si è elevato nell’ascolto di musiche del patrimonio sacro e profano dell’Europa cristiana eseguite dal Coro Erathus, diretto dal M.° Deborah De Blasi.
E’ stato davvero un percorso sulla via della bellezza: della santità, dell’arte, della storia, della cucina del Salento e della musica medioevale.
La mattina del 3 gennaio è dedicata alla visita di Lecce, splendida città barocca, per poi trasferirci nel pomeriggio alla volta di Gallipoli.
La cena conclusiva è allietata non solo da ottimi prodotti tipici della cucina locale, ma anche da una esibizione di Pizzica salentina, una danza tradizionale che affonda le sue radici nella storia di questa terra (e alcuni di noi si sono anche lasciati trascinare volentieri da queste danze popolari).
Abbiamo avuto tanti incontri significativi: i salentini che abbiamo incontrato ci hanno manifestato l’amore per la loro terra, il desiderio di coltivarne le tradizioni, di trasmetterne la storia e la cultura. Abbiamo visto un popolo orgoglioso delle proprie radici e desideroso di custodirle, facendone partecipe il visitatore.
Amore per la propria Patria: è quello stesso amore ad avere animato i Martiri di Otranto, Antonio Primaldo, l’unico di cui conosciamo il nome, e i suoi compagni.
Una popolazione intera che combatte, che poi rifiuta di abiurare la propria fede e che infine va incontro al martirio con coraggio. In questi giorni, segnati dalle immagini della violenza che ha colpito Parigi e dalle stragi dei cristiani nigeriani, il pensiero corre a quei valorosi martiri, al loro coraggio nel difendere l’amata Patria, in nome di valori naturali e cristiani.
Come scrive Alfredo Mantovano nel suo articolo su Cristianità:
«la memoria di Otranto non vale soltanto a sottolineare che vi sono momenti in cui resistere è un dovere, ma prima ancora a ricordare a noi stessi chi siamo e da quali comunità discendiamo.»
Noi europei del XXI secolo sappiamo chi siamo? Quali valori stiamo difendendo? E dopo avere visto quei luoghi, mentre tutti gridano “Je suis Charlie” io preferirei gridare “Io sono Antonio Primaldo”.
Susanna Manzin