Che cos’è il gender? E perché il termine gender ha sostituito la parola sesso nella maggior parte dei documenti amministrativi e istituzionali?
La sostituzione del termine (da sesso a genere) non è casuale: nasconde, infatti, una vera e propria agenda politica e culturale che intende sovvertire l’ordine sociale decostruendone le sue basi naturali, partendo dallo smantellamento della verità sulla natura umana, e per far questo si avvale di un nuovo linguaggio.
Davanti al montare di questa insana ideologia, in un momento in cui qualunquismo e disinformazione sembrano prevalere, è opportuno dotarsi di validi strumenti di formazione per potere operare un sano discernimento. E Marguerite Peeters ce ne offre uno di grande spessore ed efficacia.
L’autrice in questo volume analizza dapprima le caratteristiche del gender, un complesso fenomeno ricco di contenuti ambigui che utilizza un linguaggio ambivalente per riuscire a imporsi senza svelare il proprio vero volto.
Passa poi a ripercorrerne le tappe storiche e culturali, che affondano le radici nel processo di scristianizzazione in atto da secoli in Occidente, e che hanno portato alla nascita di una nuova visione dell’uomo come “cittadino” e al progressivo passaggio dal concetto di “persona” al concetto di “individuo”: dal deismo alla Rivoluzione Francese, dalla “morte di Dio” al superuomo, dalle istanze freudiane (Es- Ego- Super-Io) alla libido come motivazione primaria dell’agire umano e alla rivoluzione sessuale degli anni ’60, dalla rivoluzione femminista alla morte della madre, dalla distruzione dei legami famigliari alla morte del figlio.
Ed è proprio in questa immane voragine relazionale, che si è venuta creando di rivoluzione in rivoluzione, che gli ingegneri sociali hanno innestato il nuovo termine, il gender. Concetto nato in ambito psichiatrico, gender significa sessualità interpretata come ruolo, come costruzione sociale.
Esso è stato cavalcato dalle femministe per la rivendicazione del potere sull’uomo e per la lotta della parità tra i sessi. Proprio nell’ambito di questa nuova lotta di classe, e sotto l’influenza delle correnti filosofiche post-moderne e dell’esistenzialismo ateo, il concetto di gender ha subito quella radicalizzazione che lo ha condotto a essere strumento di decostruzione della realtà sessuata e della natura umana, dove uomo non significa necessariamente maschio e donna non significa necessariamente femmina, con tutto ciò che ne consegue a livello relazionale e sociale.
Il trasferimento del concetto in ambito universitario, la sua razionalizzazione e trasformazione in progetto socioculturale, lo ha fatto diventare uno strumento politico utilizzato dall’ONU e dalle sue super-agenzie per l’applicazione a livello planetario della nuova etica, interamente condizionata dall’ideologia gender, imposta surrettiziamente grazie all’utilizzo di un nuovo lessico.
La Peeters smaschera il trasferimento del potere, passato dai popoli e dai loro governi ad attori non eletti che perseguono interessi particolari. Così, una governance mondiale sostenuta da potenti lobby, con grandi risorse a disposizione, impone l’integrazione sistematica della prospettiva di genere a livello politico e istituzionale (il cosiddetto gender mainstreaming).
La metamorfosi sociale deve inoltre avvenire eliminando ogni ostacolo culturale e religioso che possa far leva sulla coscienza individuale e sul riconoscimento del reale come dato da cui partire.
Ma fino a quando sarà possibile questa situazione di dominio? Fino a quando i popoli si lasceranno manipolare e dominare e resteranno passivi, seguendo la corrente.
L’autrice denuncia il conformismo allarmante di governi e popoli che hanno accettato e stanno diffondendo l’ideologia gender. Quest’ultimo però – suggerisce l’autrice – è un colosso, sì, ma dai piedi d’argilla, in quanto imposto dall’alto e con l’inganno, senza che vi sia stato un reale consenso dei popoli. È una tigre di carta, inadatto a rispondere alle aspirazioni dell’umanità perché offre solo caricature dell’essere umano.
La Peeters auspica il risveglio spirituale dei popoli, che sarà quel fuoco che brucerà la tigre di carta, un risveglio che implica l’uso della coscienza. Soltanto una coscienza viva e vivace potrà operare un’opera di discernimento per intraprendere il giusto percorso davanti alla sfida epocale che ci attende, e il punto di partenza come la prospettiva non possono che essere la realtà e la verità di ciò che si è.
Il ritorno alla casa del Padre, fonte di vita e di amore, è la condizione per riscoprire il nostro cuore; solo riappropriandoci della nostra identità di figli amati, della nostra inalienabile dignità, sarà possibile impegnarsi con rinnovato vigore e decisione per l’avvento di una nuova umanità.
Roberta Romanello