“L’uomo spesso è inaffidabile, una banderuola, e la cronaca ce ne dà la prova. Così siamo tentati di lasciarci andare allo scoramento, di gettare la spugna e di non impegnarci più nella nostra fede”, dice l’arcivescovo card. Angelo Scola nell’omelia della Domenica delle Palme. Ma Dio rimane perpetuamente fedele e continua ad attrarre.
Sono 152 i catecumeni milanesi della Pasqua 2015. Storie le più diverse, talvolta le etnie meno conosciute, eppure tutti conquistati dallo sguardo del Nazareno. C’è l’italiano non battezzato dai genitori agnostici, che ha deciso di ascoltare una Parola diversa. Ci sono i latinos, provenienti da aree tradizionalmente cattoliche dell’America, ma spesso con un rapporto clero-gregge così impari da pregiudicare per molti di loro l’accesso regolare ai Sacramenti principali della vita cristiana. Ma si contano anche numerosi cinesi ed africani: tra costoro diversi i musulmani d’origine, uno dei quali, marocchino, portava persino, prima del Battesimo, il nome islamico per eccellenza: Maometto.
Pensando soprattutto al difficile rapporto Cristianesimo-Islam ed alle terre martoriate dalla persecuzione fondamentalista il card. Scola esprime, durante l’incontro preparatorio, il suo personale ringraziamento per la scelta coraggiosa di questi giovani.
“Siete un grande dono per la Chiesa universale e, in modo particolare, per la Chiesa di Ambrogio e Carlo, specialmente in questo momento segnato da grandi prove, da tanti focolai che ormai sono fuochi di guerra, dai martiri cristiani e dalla sofferenza di molti nostri fratelli scacciati dalle loro case, da tanti uomini di religione e che cercano la giustizia provati e messi a morte. Di fronte ai fenomeni in cui la stanca Europa è immersa – il gelo demografico, la fatica del lavoro, sopratutto per i più poveri ed emarginati, per chi arriva da lontano – voi che, adulti, sentite di aver incontrato Gesù come fattore decisivo della vita, siete un grande grazia”.
Da dove viene la scelta di battezzarsi nella Chiesa cattolica?
“Spiegare il mistero della scelta significa comprendere il senso dell’ elezione,. Come è per il Popolo Eletto, Israele. Dobbiamo, anzitutto, chiarire perché Dio opera in questo modo e quale è lo scopo che si prefigge scegliendoci. La risposta migliore la troviamo nell’esperienza di tutti i giorni riconoscendo l’evidenza che taluni rapporti sono di preferenza particolare. Lo stile della preferenza, ossia dell’elezione, è il modo con cui ognuno di noi impara ad amare amando colui che mi è dato, modo attraverso il quale gli uomini imparano una relazione profonda di amore”.
L’elezione da parte di Cristo “non è un privilegio, ma una responsabilità nello spalancarsi agli altri”, perché poi viene del tutto naturale comunicare a tutti la grazia ricevuta. E’ quel che l’arcivescovo dice anche ai sacerdoti il Giovedì Santo:
“L’insegnamento neotestamentario, ampiamente richiamato dal Concilio Vaticano II (Lumen Gentium 9-10), ci impedisce di considerare la nostra identità in termini individualistici. Il nostro io è definito dall’appartenenza gratuita e gioiosa al noi ecclesiale. (…) Mi capita di incontrare laici che mi dicono: “Trovo sacerdoti sfiduciati”… Non dobbiamo temere perché la natura della nostra vocazione è limpida e la nostra missione, che il Vangelo ci ha decritto, è semmai ancor più urgente. A condizione di donare la nostra vita a Gesù nei fratelli. E non dobbiamo dimenticare che con l’ordinazione noi l’abbiamo già donata. Questo libera da ogni angoscia, ansia o cattivo timore”.
L’attuale battistero del Duomo è un’edicola rinascimentale, ma sotto il ciborio classico sta un’arca in pietra del IV sec. E’ il sarcofago di Massimiano, collaboratore della persecuzione anticristiana di Diocleziano (303-11 d.C.). Impiegata nuovamente durante i lavori della nuova cattedrale, l’arca è diventata, per ironia della sorte, il fonte battesimale dal qual ri-nascono alla Fede da cinquecento anni generazioni di credenti. Al XIV sec. del nuovo Duomo risale l’interramento del battistero di S. Giovanni, un tempo tra le due cattedrali milanesi, quella estiva e quella invernale. Pochi passi sotto la facciata del Duomo splende ancora la vasca ottagonale fatta costruire da S. Ambrogio, nella quale fu immerso S. Agostino il Sabato Santo del 387, quell’anno un 24 aprile. Anche quella volta era un africano a convertirsi: ne venne fuori uno dei più grandi dottori della Chiesa!
Michele Brambilla