Il card. Angelo Scola concede il 14 luglio un’ampia intervista a Parallelo Italia (Rai 3). Un dialogo a tutto campo, che fa il punto su vari problemi.
L’intervistatore richiama in apertura l’attentato di quelle ore al consolato italiano al Cairo.
L’arcivescovo, che ha già mandato ai musulmani milanesi un messaggio tutt’altro che di circostanza, ritiene che bisogna aiutare il mondo islamico “a distinguere religione e dimensione civile, che è necessaria per affrontare questa barbarie” che lo inquina, ma soprattutto
“il triste episodio provoca noi europei in particolare ad impegnarci con una diversa energia. Bisogna che ogni popolo europeo metta in atto una ripresa dal basso dell’identità europea”.
La crisi economica greca ricorda che la Ue non si può costruire solo sull’economia nel senso di orto-prassi tecnica.
L’incalzare del pericolo islamico obbliga a riscoprire l’Europa come continente culturale radicalmente fondato sul Cristianesimo. Il card. Scola sottolinea “dal basso”: distingue nettamente i popoli dalle elites secolarizzate e spera più nei primi che nella conversione delle seconde. In un certo senso è un procedimento già in atto: pur essendo aconfessionali, movimenti come la Manif pour tous in Francia e le Sentinelle in piedi in Italia, per non parlare della grande manifestazione del 20 giugno a Roma, indicano una presa di posizione di molta parte degli europei nei confronti dei diktat UE più inclini all’imposizione di valori e costumi che, oltre ad essere contro natura, sono radicalmente anticristiani. In Croazia la voce popolare ha messo a tacere un tentativo di ribaltare per legge l’antropologia; in Irlanda un referendum ha costituzionalizzato le nozze gay solo per assuefazione e per il massiccio intervento di emigrati irlandesi profondamente ideologizzati.
Tanti cattolici sono arrendevoli nei confronti del “mondo” nel senso evangelico di potere mondano.
Alcuni sono persino arroccati in posizioni “di partito”, che si auto-alimentano di mitologie. L’arcivescovo di Milano ritiene Papa Bergoglio un vero regalo alla Chiesa affaticata, perché sta rilanciando la missione in maniera fresca e convincente.
“Papa Francesco è uno che parla con autorità perché si gioca lui in prima persona. La società contemporanea ha più bisogno di testimoni che di maestri, in questo periodo in cui la Chiesa ha tanto bisogno di riforma. Non è un dono comodo”
perché rompe molti vecchi schematismi. La Chiesa italiana appare spesso ingessata, ancora lacerata da molte gabbie ideologiche ereditate dal Novecento. Le parole dell’arcivescovo fotografano una difficoltà che è anche di molti suoi confratelli. Bisogna come cattolici italiani ritrovare il coraggio di camminare tutti nella direzione giusta.
Cade a proposito un’orazione dei Vesperi del venerdì della III settimana del salterio secondo il Rito ambrosiano:
“Dà alla tua Chiesa, o Padre, di fuggire ogni azione ingiusta e di non avere mai parte alcuna nei disegni degli iniqui perché, santificata dal tuo Spirito, si affidi a te con animo puro e si senta in ogni tempo sorretta dalla tua misericordia. Per Cristo nostro Signore”.
Michele Brambilla