Pubblichiamo la suggestiva esperienza di una giornata trascorsa a Expo
Come si legge su un pannello di Palazzo Italia: “Restituire bellezza al mondo è nutrimento per il Pianeta ed energia per la vita”.
Ed è arrivato anche per me il giorno di visitare EXPO. Ho varcato quei cancelli e mi sono tuffata nell’Esposizione Universale di Milano. Già vedo le vostre facce: com’è? Bello? Quali padiglioni hai visitato? E l’Albero della Vita? C’era tanta gente?
Non voglio farvi un resoconto dettagliato, mi abbandonereste già alla quinta riga. Vorrei invece raccontarvi le suggestioni che mi ha lasciato questa giornata. Come molti di voi sanno, sono appassionata della cultura del cibo e della tavola, e un’esposizione universale come questa è, per usare una metafora in tema, pane per i miei denti.
L’uomo deve alimentarsi, come tutti gli esseri viventi, ma a differenza di animali e vegetali alleva animali domestici, coltiva la terra, trasforma il cibo, assembla vari ingredienti per mettere sulla tavola creazioni che sono non solo buone ma anche belle. Tutto questo richiede impegno, fatica, ma anche creatività, esplorazione, innovazione. Richiede un saper fare, una cultura. L’uomo, fatto a immagine e somiglianza di Dio, lavora, crea, trasforma.
Ad EXPO si respira questa cultura: passeggiando per il Decumano (che bello avere scelto questo nome per la via principale, che bello ricordare le nostre radici latine) guardo quelle grandi bancarelle di mercato, con frutta, cereali, spezie, pesce, grappoli d’uva e fiaschi di vino, realizzate dal genio creativo di Dante Ferretti, lo scenografo italiano vincitore di tre premi Oscar. Il cibo diventa una bellissima scenografia, perché il cibo sa essere bello, l’uomo sa trarre bellezza anche dalla necessità del sostentamento quotidiano.
Il Padiglione Zero realizza una felice sintesi di tutto questo: al suo ingresso campeggia una grande e suggestiva frase di Plinio: Divinus Halitus Terrae. L’uomo e il suo “saper fare” è il motivo di fondo del padiglione: con la sua cultura (che spettacolo quella gigantesca parete di legno massiccio, con centinaia di cassetti, come un enorme archivio che simboleggia il sapere umano); l’uomo con la sua capacità di procurarsi il cibo dal mondo animale e vegetale, inventando strumenti di lavorazione, modalità di conservazione; ma anche l’uomo con i rischi, le contraddizioni e i disastri che comporta un uso distorto della sua libertà.
Lo slogan del padiglione del nostro Paese è “Orgoglio Italia”. Oh, finalmente! Perché dobbiamo essere orgogliosi di quello che siamo, di quello che abbiamo costruito nei millenni, di quello che abbiamo donato al mondo intero. Le sale dedicate alle bellezze della nostra natura e della nostra arte lasciano senza fiato anche chi, come noi, conosce bene Piazza dei Miracoli e Piazza del Campidoglio, i templi di Paestum e piazza San Marco.
Incuriosita, visito stand di paesi lontani, emergenti; vedo illustrati i progetti di crescita di questi paesi, la loro voglia di innovazione e l’investimento per superare il gap che li separa dall’Occidente. Nel padiglione degli Emirati Arabi Uniti (bellissimo, merita una visita) grattacieli e musica rap sembrano trasmetterci un messaggio: “Non siamo poi così lontani dal vostro modello di vita.” Interessante. Ma mi pongo una domanda: l’Occidente, così in crisi non solo economica, così decadente, debole e con un’influenza politica sempre più in calo, è pur sempre il modello al quale guardare quando si parla di progresso e benessere.
La Madonnina del Duomo di Milano vigila su EXPO, e penso: davvero dobbiamo parlare di orgoglio Italia, di orgoglio Europa. E di orgoglio di essere cristiani: perché il cristianesimo ha dato impulso anche alla crescita economica. La cultura cristiana ha contribuito anche a una visione del rapporto con il cibo e con la natura che ha portato progresso, crescita e innovazione. Dovunque arrivano i missionari, arriva anche educazione, cultura, progresso. [Permettetemi di dire, a questo proposito, che nel Padiglione della Santa Sede si poteva fare di più. Un’occasione persa].
Voglio tornare, c’è ancora molto che voglio vedere. È stato fatto, a mio parere, un bel lavoro, ottime infrastrutture, bella organizzazione, una festa per gli occhi (e per il palato). Gioia e bellezza. Tanti spunti di riflessione.
Susanna Manzin