Il 13 agosto la Chiesa ricorda padre Marco d’Aviano, beatificato da Giovanni Paolo II il 27 aprile 2003. La sua fama è indissolubilmente legata all’assedio di Vienna del 1683.
Ricordiamo brevemente i fatti.
I Turchi, con un esercito impressionante di 160.000 uomini, giungono a Vienna e pongono l’assedio alla città: la mattina del 16 luglio 1683 un enorme accampamento di assedio composto da 25.000 tende appare alla vista dei viennesi. La famiglia imperiale riesce a fuggire in tempo e a rifugiarsi a Linz, mentre la popolazione con coraggio ed energia preparava la difesa, nell’attesa dell’arrivo dell’esercito.
La Santa Sede dà a padre Marco, predicatore e taumaturgo, stimato da tutta l’Europa cristiana, grande amico e consigliere dell’imperatore Leopoldo I, i poteri di legato papale presso l’esercito cristiano. Il frate parte in fretta, il viaggio è pericoloso poiché si trattava di attraversare territori saccheggiati dai Turchi.
Arrivato presso l’esercito si rende conto che il suo compito è estremamente delicato: non si tratta di fare semplicemente il cappellano militare, ma di svolgere una delicata opera di mediazione tra i vari capi militari.
Ben pochi sono animati soltanto da motivi ideali. Molti pongono delle condizioni, ma Padre Marco riesce a convincere tutti i partecipanti a mettere da parte i propri interessi personali, per assicurare il bene della Cristianità. Carlo di Lorena, che guida le truppe imperiali, è convinto da padre Marco ad affidare il comando supremo a Giovanni Sobieski, Re di Polonia.
Si combatte contro il nemico ottomano, che minaccia la libertà politica e culturale dell’Europa, ma l’opera di padre Marco d’Aviano e del pontefice Innocenzo XI è quella di portare pace e concordia tra i principi europei. In un mondo che già pericolosamente stava scivolando verso l’assolutismo, il nazionalismo, il laicismo, la decadenza morale, l’ambizione e la ricerca sfrenata di potere e ricchezza, questi due beati si sono impegnati per risvegliare la coscienza morale dell’Europa.
L’8 settembre padre Marco celebra la Messa per l’esercito, e Sobieski gli fa da chierichetto.
Il 12 settembre i cristiani attaccano gli assedianti: il bilancio della battaglia è gravissimo per i Turchi, che perdono 10.000 uomini e fuggono in ritirata abbandonando l’accampamento. Tutti attribuiscono la vittoria ai meriti di padre Marco, che in una predica del 1684 dirà però umilmente:
«E’ opinione diffusa che la liberazione della città assediata di Vienna sia stato un vero e proprio miracolo di Dio, un miracolo ottenuto dalle preghiere della cristianità».
Ricordiamo che prima della battaglia aveva invitato l’imperatore con la corte e la cittadinanza a una grande liturgia penitenziale.
Arrivata la notizia della vittoria, a Roma si tengono funzioni di ringraziamento e lo stesso pontefice canta il Te Deum in Santa Maria Maggiore. Il 29 settembre un sacerdote polacco inviato da Sobieski porta al Papa il vessillo del visir Karà Mustafà, e davanti a Innocenzo XI dirà: “Venimus, vidimus, et Deus Vicit“. Il vessillo viene appeso sulla porta principale di san Pietro in segno di trionfo.
Per ringraziare la Madonna il Papa stabilisce per tutta la Chiesa che nel giorno 12 settembre si celebri la festa del nome di Maria.
Questa buona battaglia per un’Europa cristiana è stata ricordata anche da Giovanni Paolo II alla cerimonia di beatificazione di padre Marco d’Aviano:
«Fu spinto dalle circostanze ad impegnarsi attivamente per difendere la libertà e l’unità dell’Europa cristiana. Al continente europeo, che si apre in questi anni a nuove prospettive di cooperazione, il beato Marco d’Aviano ricorda che la sua unità sarà più salda se basata sulle comune radici cristiane».
Susanna Manzin