Domenica 20 settembre il card. Angelo Scola torna a Rho in un’occasione speciale, i 300 anni della presenza, nel collegio situato accanto alla basilica di S. Maria Addolorata, degli Oblati missionari, una branca particolare degli Oblati diocesani.
Ordine singolare quello degli Oblati, fondati da S. Carlo Borromeo durante il suo lungo ministero ambrosiano affinché fossero “i gesuiti dell’arcivescovo”, che, come la Compagnia di Gesù possiede un voto di speciale obbedienza al Papa, costituissero un corpo omogeneo all’interno del clero diocesano al completo servizio delle direttive pastorali del cardinale. Ancora oggi il reclutamento avviene in maniera determinante tramite l’arcivescovo come vocazione nella vocazione diocesana. Il card. Scola sceglie proprio in questi giorni come vicario episcopale per la Zona VI (a lungo vacante) il priore di Rho, padre Michele Elli. Aveva già scelto un altro priore, padre Patrizio Garascia, per la Zona V.
Gli Oblati furono subito incardinati nel Seminario, in sostituzione proprio dei gesuiti, “troppo” universali, ma le loro competenze si allargarono presto ad altri campi. Oggi esistono sostanzialmente 3 grandi rami: gli oblati vicari, a disposizione completa dell’arcivescovo per le necessità pastorali più impellenti, come il decesso improvviso di un parroco o la cura di alcuni santuari; gli oblati laici, o “oblatini”, sempre con incarichi nella pastorale (direttori d’oratorio, servizio in Seminario…); gli oblati missionari. Questi ultimi, presenti solamente a Rho, si dedicano completamente alla predicazione di esercizi spirituali e missioni popolari. Con la loro vasta cultura sono coloro che più imitano gli antichi gesuiti ed offrono continuamente ospitalità non solo a gruppi, sacerdoti e parrocchie, ma, da alcuni anni, anche a padri di famiglia separati in difficoltà economiche.
Il fondatore degli Oblati missionari è padre Giorgio Maria Martinelli (1655-1727), che ad inizio Settecento si accorse della profonda ignoranza religiosa che attanagliava molta parte del popolo e del clero e volle sopperirvi istituendo un gruppo di sacerdoti ambrosiani che si dedicassero specificamente alla predicazione. Il card. Benedetto Erba Odescalchi (in carica 1712-37) diede il suo appoggio all’impresa ed il 22 luglio 1714 concesse agli Oblati missionari di abitare presso il venerato santuario dell’Addolorata di Rho, fatto costruire da San Carlo nel 1583. Padre Martinelli giunse a Rho con i primi oblati nel gennaio 1715. Ancora oggi gli ordinandi in sacris trascorrono gli esercizi spirituali che precedono immediatamente l’ordinazione sacerdotale tra le mura del “Collegium Rhaudi”.
Proprio il 20 settembre è la giornata diocesana per il Seminario. Il card. Scola scrive a parroci e fedeli:
“Il Signore chiama a sé alcuni affinché, vivendo una testimonianza radicale di dedizione esclusiva a Lui e al suo Regno, si pongano a servizio di tutto il popolo a immagine di Gesù buon pastore (…). La famiglia è chiamata a guardare ai figli come un dono ricevuto e non come un possesso. (…) Quanto più il cuore dell’uomo è ridestato nella sua sete profonda di comunione, tanto più sarà capace di riconoscere la chiamata del Risorto e, come il discepolo amato, annunciare a tutti i fratelli uomini: E’ il Signore!”.
Sempre a proposito del Seminario, con il nuovo anno scolastico diventa insegnante di Musicologia (part-time) don Claudio Burgio, maestro di cappella del Duomo. Venegono ha una grande tradizione corale ed organistica, ma questa nomina parla anche della costante attenzione del card. Scola verso la liturgia e la musica sacra. Come dimostra la stessa vita di parrocchia, dietro i gusti musicali si nasconde spesso un’idea della liturgia nel suo complesso.
Nella lettera pastorale “Educarsi al pensiero di Cristo” l’arcivescovo promuove la stesura di un “cantorale diocesano (30-40 canti) che diventi patrimonio comune (…) cui far ricorso soprattutto nelle visite parrocchiali del Vescovo e dei Vicari episcopali” (p. 73).
Racchiuderà anche l’ordinario secondo il Rito ambrosiano, specialmente per quanto riguarda il patrimonio di inni e sallende legate al momento specifico dei 12 Kyrie processionali, obbligatori quando presieda l’arcivescovo? Rappresenterà probabilmente il superamento del Cantemus Domino del 1992 (che conteneva, però, anche indicazioni minute e piccole catechesi), o una sua appendice.
Michele Brambilla