La presentazione da parte della Lombardia dell’olio che alimenta la lampada perenne nella cripta della basilica di S. Francesco in Assisi, dove sono collocate le reliquie del patrono d’Italia, è una festa non solo religiosa, ma anche civile. Il governatore lombardo Roberto Maroni esprime la sua contentezza dal punto di vista delle istituzioni civili:
“La figura di S. Francesco è più che mai attuale nei giorni in cui viviamo, in cui la crisi mondiale ci ha obbligato ad aprire gli occhi sui bisogni più elementari dell’uomo e sulla grande fetta di popolazione che vive in bisogno e povertà anche nelle città in cui abitiamo. San Francesco incarna in maniera innegabile, (…) per i credenti, ma anche per i laici, l’esempio massimo di umiltà a servizio degli altri e di una vita dedicata al Bene più alto”.
In consonanza con l’arcivescovo di Milano, anche per Maroni il gesto non è solo un tributo ad un Santo molto amato dai lombardi, ma un pubblico riconoscimento delle radici culturali cristiane della regione e del vasto contributo che ancora oggi la Chiesa offre alla riflessione di tutti i cittadini.
Questo quindi il clima che si respira ad Assisi nei giorni 3-4 ottobre. Circa 1500 pellegrini lombardi calano devoti e compunti al seguito del card. Angelo Scola, che, in qualità di metropolita, presiede le celebrazioni più solenni, avendo accanto i vescovi ausiliari ambrosiani ed i vescovi delle diocesi “minori” (Bergamo, Lodi…), in particolare nell’Eucaristia domenicale del 4 ottobre, momento in cui l’olio benedetto viene effettivamente donato alla basilica. Ci sono anche, in mezzo ai loro compagni delle classi più giovani, tutti i 26 diaconi transeunti (cioè futuri preti) milanesi, ordinati in Duomo il 26 settembre, che in settimana hanno raggiunto le destinazioni che li impegneranno per almeno 6 anni, secondo la recente riforma dell’immissione nel ministero sacerdotale.
Tuttavia non si è ad Assisi semplicemente per ricordare il passato glorioso, o gli storici rapporti tra la Lombardia e la famiglia francescana (come non dimenticare, per esempio, l’indefesso ministero dei frati cappuccini tra gli appestati del 1576 e del 1630, immortalato persino da Alessandro Manzoni nei Promessi sposi? Mons. Paolo Martinelli OFM, vicario per la vita consacrata, non esita ad identificare all’interno della “Chiesa ambrosiana” una “consonanza di valori con lo spirito francescano”, intriso di “Cattolicesimo popolare”), ma anzitutto per trovare slancio nel futuro. Come sostiene lo stesso arcivescovo di Milano
“Sarà l’occasione per pregare per le nostre famiglie e per il Sinodo che inizierà in Vaticano proprio in quei giorni; sarà anche l’occasione per prepararci al Convegno ecclesiale di Firenze”.
L’attenzione primaria per la riscoperta delle radici cristiane della Lombardia, tema centrale di Educarsi al pensiero di Cristo, si coniuga con una doverosa intercessione per le impellenze della Chiesa universale.
Parlando ai diaconi ambrosiani nel contesto della loro ordinazione, il card. Scola ha invitato a non fare preclusioni.
“Il ministero a cui l’Ordine sacro vi abilita non scegliere chi sono i nostri interlocutori; non è pensabile dimenticarne alcuni per privilegiarne altri. La preferenza è per i più deboli, per i poveri e i peccatori, cui ci richiama con forza papa Francesco. Tutto il popolo vuol dire proprio tutto: chi vorrà accoglierci e chi resterà indifferente, chi chiederà la nostra cura e chi, forse, ci combatterà. Nessuno escluso. Come fece lo stesso Gesù, servo sofferente di Dio, che ha consegnato se stesso per tutti”.
Gesù deve essere anche il migliore antidoto ai venti ideologici. Ritorna quindi, in un periodo in cui nel mondo cattolico tanti si attardano ancora attorno a visioni mitologiche del passato (più o meno recente) o, addirittura, si azzardano in alcuni circoli ristretti ad ipotizzare una “teologia gender”, il monito a trarre i propri giudizi sulla realtà dal Vangelo e dal Magistero vivente “non provando qua e là idee, non inseguendo la sapienza di questo mondo”.
Non c’è spazio, nel futuro progettato ad Assisi, per le incertezze ed i mimetismi dottrinali, poiché la gente della strada chiede sempre più spesso a sacerdoti e fedeli posizioni chiare, rivelatrici della propria professione di fede, che siano di conforto ad un cammino di conversione personale.
Michele Brambilla