Mentre cresce la discussione politica a proposito della legge sulle unioni civili, l’Ufficio di Stato Civile del Comune di Napoli ha registrato l’atto di nascita di un bimbo con due mamme: nuova deriva tecnocratica, contro la legge, contro il buon senso, ma soprattutto contro i diritti dei bambini.
Mentre cresce la discussione politica a proposito del disegno di legge sulle unioni civili, presentato come nuovo ma che non presenta in realtà alcuna vera modifica rispetto al testo precedente (la sostanza è quella del matrimonio fra persone dello stesso sesso, e si ribadisce la possibilità della stepchild adoption), l’Ufficio Anagrafe del Comune di Napoli ha trascritto l’atto di nascita di un bambino, che è stato dichiarato figlio di due donne italiane, sposate in Spagna da dieci anni.
E’ il terzo caso di questo genere in Italia, dopo Torino e Roma. Il bimbo, ci raccontano le cronache, è nato il 3 agosto a Barcellona e il 30 settembre l’Ufficio di Stato Civile del Comune di Napoli ha registrato l’atto di nascita, riconoscendolo come cittadino italiano. Va bene, la donna che lo ha partorito è italiana, fino a qua tutto secondo la prassi e la legge.
Ma ora viene il bello: sul documento di nascita ci sono scritti i nomi di entrambe le donne, una nello spazio riservato alla madre e l’altra nello spazio riservato al padre. E così, grazie a questa modulistica, una donna è diventata padre, è diventata genitore, senza avere biologicamente nessun legame con quel bimbo, solo perché lo ha chiesto. “Ogni tuo desiderio è un ordine!” si dice a volte, scherzosamente. Bene, ecco realizzato quel detto: ogni desiderio delle coppie omosessuali deve essere accontentato? Anche se giuridicamente infondato? Ecco cosa hanno affermato ai giornalisti le due donne: “Il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ci ha detto che trascrivere l’atto di nascita di nostro figlio era un atto doveroso per garantirgli il diritto di esistere e ad avere dei genitori. Per mesi abbiamo temuto il peggio e invece abbiamo ottenuto una vittoria inaspettata”. E, guarda un po’, concludono facendo uno scontato appello alle istituzioni italiane affinché “la decisione presa dall’amministrazione comunale di Napoli sia di esempio e consenta ad altre persone che vivono la nostra stessa situazione di riuscire a ottenere diritti per i loro figli”.
Ora il bimbo ha un passaporto ed è un cittadino italiano con due mamme. E viene presentato tutto questo come un diritto del bambino: ma diciamo chiaramente che è un desiderio di quelle donne, che vogliono recitare la parte della coppia, fingendo di essere genitori, quando una di loro non ha alcun legame biologico con il bambino. Spiegate al sindaco di Napoli (così tempestivo ed efficiente in questo caso, quando la sua città meriterebbe tanta efficienza su ben altri fronti) come nascono i bambini, perché lo vedo un po’ confuso sul punto. Se parla di “diritto ad avere due genitori” dice bene, ma scrivere su un atto pubblico che una donna è il padre di quel bambino non è un riconoscimento di diritti, permettetemi di dire che è una follia. E’ una ipocrisia affermare che si fa tutto questo per un diritto dei bambini: i bambini hanno diritto ad una mamma e a un papà.
Ecco l’effetto dell’ideologia gender: fingere l’esistenza di una genitorialità “gender neutra”. La fecondazione artificiale eterologa permette tutto questo: è una tecnica che consente alla donna che ha partorito quel bimbo di dichiarare che l’altro genitore della sua bambina è la sua compagna. La differenza tra le relazioni omosessuali ed eterosessuali consiste principalmente nel fatto che da una relazione omosessuale non può derivare una genitorialità: ma con le tecniche di fecondazione artificiale la differenza rimane dietro le quinte, viene nascosta da una finzione, propagandata con accurata perizia mediatica. Ciò che conta non è la realtà, ma i ruoli che vengono attribuiti.
Ma cosa ne pensano gli italiani? Qualche mese fa un sondaggio del Mattino (proprio il quotidiano di Napoli) ha rivelato che gli italiani sono a grandissima maggioranza contrari alle adozioni da parte di coppie omosessuali e contrarissimi alla pratica dell’utero in affitto. E allora facciamo chiarezza. Nostro compito è ricordare quale è il vero diritto dei bambini. Al servizio della verità, della civiltà. E nell’interesse dei bambini.
Susanna Manzin