Da tempo il card. Angelo Scola denuncia le pressioni mediatiche sul Sinodo, sia da parte “progressista” che “tradizionalista”. La vicenda della presunta lettera di 13 porporati al Papa sulla conduzione dell’assemblea, che tiene banco nei primi giorni della seconda settimana del Sinodo ordinario dei vescovi, sembra confermare i timori e le denunce dell’arcivescovo di Milano.
Lunedì 12 ottobre comincia a circolare sui siti internet di informazione religiosa una lettera indirizzata a Francesco da alcuni vescovi. Nella missiva, che sarebbe stata consegnata privatamente al Pontefice dal cardinale australiano George Pell, si sferrano delle critiche pesanti nei confronti della conduzione del Sinodo e dello stesso metodo dei circoli minori. Secondo gli estensori della missiva, “il nuovo processo sembra configurato per facilitare dei risultati preordinati”. Il testo della lettera è diffuso a partire dagli ambienti della stampa di sinistra, ma proprio per questo sorgono fin da subito dubbi sull’autenticità dello scritto. In calce si leggono nomi di personalità come i cardinali Carlo Caffarra, Robert Sarah e Ludwig Mueller. Compare pure, in una prima versione, il nome del nostro arcivescovo.
Nelle intenzioni degli ambienti rivelatori, in questo modo sarebbe stato stanato un “complotto” conservatore ai danni delle presunte “riforme”. L’effetto è però l’opposto di quello desiderato: sono proprio i “progressisti” ad apparire, nell’intera vicenda, come un gruppo minoritario intenzionato a far prevalere le proprie idee soprattutto con i mezzi più loschi. Mentre la lista dei firmatari cambia a seconda delle testate giornalistiche ed il card. Pell rifiuta risolutamente la paternità del testo nella versione riportata sui media, l’unico dato oggettivo è, come nel 2012, la sottrazione indebita di materiale riservato al Papa. Francesco commenta amaramente che, dopo quella della rottura e della continuità, è nata tra i giornalisti “l’ermeneutica cospirativa”.
Frattanto il card. Scola continua a descrivere nei suoi resoconti settimanali l’esperienza di profonda comunione che sta vivendo con gli altri vescovi del mondo. La sua viva voce, che parla della vita concreta dei padri sinodali, è la migliore smentita ed il resoconto più fedele. Da Roma l’arcivescovo esorta i fedeli ambrosiani a recitare il S. Rosario come preghiera di intercessione.
“Qui a Roma, in Santa Maria Maggiore, ogni sera si recita il Rosario perché i lavori del Sinodo procedano per il bene della Chiesa e di tutti i nostri fratelli uomini. Chiedo che il Rosario recitato in parrocchia prima della Messa feriale abbia la stessa intenzione, e che possibilmente lo si reciti in ogni famiglia”.
A proposito di grazia santificante, l’arcidiocesi di Milano pubblica l’elenco delle chiese giubilari nelle quali, a partire dall’8 dicembre, sarà possibile lucrare l’indulgenza plenaria. In Milano città sono il Duomo (domenica 18 ottobre è la solennità
della Dedicazione), S. Ambrogio, e, a sorpresa, il santuario del beato Carlo Gnocchi. Alle chiese giubilari si affiancano in tutto il territorio ambrosiano 59 chiese penitenziali, presso le quali incrementare il Sacramento della Confessione. Lo scrivente conserva ancora il libretto con le chiese giubilari del 2000, edito dalla provincia di Milano: uno stuolo di basiliche, abbazie e santuari di campagna che mantiene intatto il suo fascino spirituale ed artistico.
Michele Brambilla