C’è una domanda che mi rincorre dalla strage di Parigi. La formulo così: che cosa rimane da difendere di questo povero mondo occidentale, così debole e corrotto eppure così oltraggiato e fatto oggetto di violenze inaudite?
La domanda è importante, anche da un punto di vista psicologico. Noi sappiamo e abbiamo studiato per decenni come il mondo in cui viviamo sia stato oggetto di un’aggressione plurisecolare, che ha contrapposto la fede alla ragione, la natura alla Grazia, per quindi strappare il cuore alla cristianità e relegare quest’ultima nell’ambito dei desideri e delle speranze. La civiltà cristiana non c’è più ci hanno spiegato tutti i Papi recenti, dal beato Paolo VI a San Giovanni Paolo II, per arrivare ai due viventi.
Ma se è vero che la cristianità non esiste più come senso comune, come un insieme di leggi ancora in qualche modo rispettoso della legge naturale, è pur vero che in questo mondo occidentale che si sta suicidando ci siamo anche noi, c’è quella minoranza cattolica che continua a riconoscersi nella Chiesa che fu l’anima della cristianità occidentale.
In questo mondo che appare così triste e rassegnato, ci sono quelli che vogliono evangelizzarlo per una seconda volta. Ecco perché va difesa la possibilità di una nuova evangelizzazione e in qualche modo va rifiutata ogni forma eccessiva e ingiustificata di disprezzo verso il mondo che invece dobbiamo cercare di rianimare.
Sarà possibile? Non lo so. Forse il processo di disgregazione è andato troppo avanti e certamente hanno qualche ragione coloro che spingono la loro attenzione sul domani, sulle esigenze della nuova evangelizzazione piuttosto che sulla difesa di quegli istituti fondamentali, come la famiglia, dai quali passerebbe molto del processo di rievangelizzazione.
Ma io personalmente continuo a credere che, in Italia, le due cose possano essere ancora fatte insieme. Si può rievangelizzare scendendo in piazza per difendere la famiglia, purché si abbia l’accortezza di ricordare a chi ci troviamo di fianco che “è tutto un mondo che bisogna rifare delle fondamenta“, come già diceva Papa Pio XII alla metà del secolo scorso. Si può combattere ma si deve ricordare a chi combatte che sono state spezzate le radici del corpo sociale e che quindi è necessario anche un lungo lavoro di rieducazione, che parta dai principi fondamentali per arrivare a fare crescere una classe dirigente, che non c’è.
Per questo abbiamo organizzato un corso di formazione sull’amore sponsale, Il nodo d’oro, come Papa Francesco ha chiamato l’alleanza eterna fra maschio e femmina che fonda il matrimonio. Ma per lo stesso motivo scenderemo nuovamente in piazza venerdì 11 dicembre a Milano, alle 18,30 in una piazza della periferia, per vegliare in silenzio in difesa della famiglia, e il giorno dopo saremo a Roma per il primo incontro nazionale dei comitati territoriali che costituiscono il Comitato Difendiamo i nostri figli, quello che il 20 giugno ha portato in piazza San Giovanni a Roma oltre un milione di persone.
Marco Invernizzi