Oggi ci ha lasciato un caro vecchio amico che per decenni ci ha onorato della sua presenza e della sua amicizia.
Domenico Laurora veniva da Trani ma era milanese fin dalla giovinezza e nel cuore della città dove abiterà per tanti anni lo conobbi 40 anni fa, in piazza Duomo, in particolare nella Galleria che unisce una piazza all’altra, dove sorgono la Scala e Palazzo Marino, la sede del Comune.
Qui da giovane Mimmo, come lo chiamavano gli amici, amava trascorrere la sera e parte della notte per svolgere quel “lavoro di relazione” che sarà per tutta la vita una delle sue più belle caratteristiche. Mimmo infatti costruiva ponti, passando ore a parlare con chi gli capitava a tiro, allora per raccontargli le nefandezze del comunismo, poi, col passare del tempo, per raccontare soprattutto la bellezza del cristianesimo. Ricordo ancora una vacanza estiva nel varesotto quando la notte (era certamente il suo tempo preferito) mi leggeva passi interminabili (solo per l’ora) della Salita al Monte Cermelo di San Giovanni della Croce. Era il suo modo, gentile e simpatico, di curarmi l’insonnia che, in quel tempo, mi disturbava la vita.
Diventando grandi i nostri incontri divennero sempre più istituzionali, le riunioni di croce, i ritiri, i pellegrinaggi e le temute escursioni in montagna, dove lui veniva per fare da cuoco, altra specialità in cui eccelleva. Una di queste fu segnata per sempre dalla sua partenza, in giacca e cravatta, con la valigia in una mano (che immancabilmente si ruppe) per una salita a un rifugio della Valtellina, dove lo aspettava una cucina tutta per lui. Il suo abbigliamento un poco pittoresco, in particolare i suoi mocassini, ci costrinsero a un ritardo di circa due ore rispetto all’arrivo degli altri, complice anche un terribile temporale che ci trovò impreparati. Arrivammo comunque, fradici e felici, perché nulla alternava il suo umore, sempre sereno e positivo.
Venne poi il matrimonio con Karin, una splendida ragazza tedesca, buona come lui si meritava, e paziente quanto era necessario. Ne andava fiero come capita a chi ha trovato un tesoro.
Caro Mimmo ci mancherai, alle riunioni, ai ritiri, a casa quando, malato, venivamo a trovarti negli ultimi tempi, così come quando, l’ultima volta, piegato in due nel letto dell’ospedale di Luino, hai avuto la forza di chiedermi come stavano Laura e Lauretta, e ancora una volta mi hai colpito il cuore con la tua stupenda tenerezza.
Ciao Mimmo, riposa in pace e continua in cielo a costruire ponti, senza mai scordarti dei tuoi amici, che hanno bisogno delle tue preghiere per stare sulla giusta via e poterti raggiungere.
Marco Invernizzi