La settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, che vede numerosi incontri tra il card. Angelo Scola ed i rappresentanti di altre confessioni cristiane, è introdotta dalla dislocazione sul territorio ambrosiano di una mostra, ideata dall’associazione Russia cristiana per il Meeting di Rimini, dedicata ai martiri della Chiesa ortodossa dell’epoca più aspra del regime sovietico, ovvero gli anni di Iosif Stalin (1924-53).
La Biblioteca Ambrosiana e Russia cristiana, Comunione e liberazione e l’Azione Cattolica diocesana hanno deciso di integrare l’esposizione della mostra con alcune iniziative volte a creare un autentico scambio di vedute tra le persone concrete, più ancora che tra le istituzioni. Non solo scambio di studenti tra gli atenei milanesi e l’Università S. Tichon di Mosca, ma anche cene comunitarie in via S. Antonio e seminari sul card. Federico Borromeo (1595-1631) e la spiritualità della Milano tridentina.
Tante volte negli ambienti cattolici si parla di ecumenismo come se fossero soltanto i cattolici a doversi acculturare sulle usanze altrui. Ospitiamo molte Messe bizantine, ma per esempio non si è mai pensato di mostrare la liturgia latina nelle cappellanie ortodosse. Per la prima volta pellegrini russi si sono confrontati con pagine determinanti della Storia cattolica, sconosciuta a gran parte degli ortodossi nella sua reale conformazione.
In ogni caso, secondo il card. Angelo Scola è il martirio la cifra dell’ecumenismo A.D. 2016, come afferma durante l’incontro ecumenico nella basilica di S. Lorenzo alle Colonne il 18 gennaio:
“Sappiamo di vivere in un momento in cui le tenebre dell’odio, della violenza – che si tinge anche, purtroppo, di colori religiosi – rischiano di sopraffare la luce dell’amore di Dio e il dono della sua pace vera. Anche in questi ultimi giorni non sono mancati fatti di sangue e più di una Comunità presente in questa nostra preghiera è segnata dal dolore per la morte di fratelli e sorelle che, con il prezzo della vita, hanno pagato la loro testimonianza di fede”.
E’ onorato di avere ancora una volta al suo fianco padre Tovma Khachatryan, rappresentante della Chiesa apostolica armena, in continuità con la commemorazione del genocidio del 1915.
Daniela Di Carlo, della Tavola valdese, dice che “facciamo parte del Cristianesimo, che è, forse, l’unica grande narrazione sopravvissuta: esercitiamola nella vita di ogni giorno, alimentando così quelle micronarrazioni che hanno lo scopo unico di essere luce per il mondo e sale della terra”. Il Cristianesimo non è una “grande narrazione” sullo stile delle ideologie novecentesche, alle quali è certamente sopravvissuto nonostante milioni di martiri, né una religione meramente del Libro, da cui trarre insegnamenti unicamente per la condotta personale o un generico senso di appartenenza. La professione di Fede ci fa pubblicamente popolo, come ricorda il card. Scola auspicando che “ogni uomo e donna del nostro mondo possa vedere con i propri occhi quanto è bello e quanto è profondamente umano vivere lo stile delle Beatitudini” attraverso la testimonianza dei credenti.
Michele Brambilla