Tolkien, Lewis, Chesterton e Eliot erano dei giganti della letteratura inglese, ma considerati scomodi perché cristiani. Eppure continuano a essere apprezzati dal grande pubblico e hanno ispirato opere teatrali, cinematografiche e musical. Come quello in cartellone a Milano in questi giorni.
A Milano sul palco del Teatro degli Arcimboldi torna il musical Cats: dopo il debutto nel 1981 al New London Theatre, il musical di Andrew Lloyd Webber ha fatto il giro del mondo, è in assoluto uno dei più grandi successi di tutti i tempi per numero di repliche, spettatori e incassi. Ma pochi ricordano che Cats è stato realizzato mettendo in musica l’opera di Thomas Stearns Eliot “Il libro dei gatti tuttofare”, che egli scrisse per i suoi nipotini. Per l’autore di “Assassinio nella cattedrale”, dei “Cori della Rocca” e del saggio “L’idea di una società cristiana”, premio Nobel per la letteratura nel 1948, si è trattato di un divertissement, e mai avrebbe immaginato che da quelle poesie sui gatti sarebbe nata l’idea di un’opera che è stata vista da 73 milioni di persone, tradotta in una ventina di lingue, sold out a Broadway e nel West End londinese. La canzone Memory, la più famosa e commovente del musical, è stata scritta sulla base della poesia di Eliot “Rapsodia su una notte di vento”.
Questi gatti che danzano e cantano, ma che sono molto umani e aspirano ad un dolce Aldilà, nascono dalla penna di un autore che si convertì all’anglicanesimo, sia pure nella versione più vicina al cattolicesimo. Anche C. S. Lewis si convertì all’anglicanesimo della c.d. Chiesa Alta, grazie all’amicizia con Tolkien, al quale rimarrà però il grande rammarico di non averlo visto approdare al cattolicesimo.
Se aggiungiamo anche Chesterton, ne risulta un quartetto molto significativo di autori inglesi del Novecento, che hanno venduto milioni di copie delle loro opere, ispirando lettori di ogni età. Pensiamo al successo delle opere cinematografiche che sono state realizzate dal Signore degli Anelli, dalle Cronache di Narnia, dai Racconti di Padre Brown, solo per citare alcuni esempi. Ed ecco anche il musical Cats.
Eppure su questi autori cala spesso l’oblio da parte di un certo establishment culturale, accademico. Ai nostri studenti vengono fatti studiare tanti autori politicamente corretti, mentre vengono trascurati questi giganti della letteratura inglese, troppo scomodi per quello che raccontano. Parlano di Dio, parlano della virtù della speranza, parlano di imprese epiche, di grandi ideali, della lotta del bene contro il male: nell’epoca attuale parlare di queste cose vuol dire essere condannati all’ostracismo culturale. Ma la Verità, anche quando viene chiusa nel sepolcro, poi ne esce, più forte di prima. Ed ecco che la bellezza cantata da questi autori conquista intere generazioni.
Tutto questo rivela quanto sia grande l’anelito di bellezza in tutti noi: è confortante che il pubblico sappia ancora riconoscere il valore della grande letteratura e che teatri e cinema si riempiano quando vengono messe in scena opere di questi autori cristiani.
Diamo allora il benvenuto a Milano ai gatti di Eliot, che anelano l’ascesi al loro paradiso. Così antropomorfi, così reali.
Susanna Manzin