L’Andemm al Domm, la tradizionale marcia delle scuole paritarie cattoliche, a cui ultimamente si aggiungono anche molte associazioni dei genitori della scuola statale, avviene subito dopo l’ennesima “sentenza creativa” di alcuni magistrati laicisti.
In un caso, infatti, riguardante una coppia in via di separazione, il tribunale di Milano non si è limitato a cancellare l’iscrizione dei bambini alla scuola paritaria, difesa solo da uno dei genitori, ma ha suggerito persino che questa sia l’unica soluzione accettabile in situazioni analoghe, mentre una scelta in senso contrario significherebbe (e non è vero) affermare ipso facto che “le istituzioni di carattere privato sono migliori di quelle pubbliche”. Oltre all’assurdità del sillogismo, da parte cattolica si è fatto notare come si riproduca l’equazione stantia pubblico = statale, mentre dal 2000 anche le scuole paritarie sono riconosciute come servizio pubblico.
Tutto questo non poteva non riverberarsi dentro l’aula magna dell’Università Cattolica in cui, nel pomeriggio del 5 aprile, l’arcivescovo di Milano, il vicario di settore mons. Pierantonio Tremolada, il responsabile del servizio IRC don Gianbattista Rota e la docente Luisa Ribolzi presentano la marcia 2016 con un convegno intitolato “Una scuola libera ci aiuta a crescere”. Il titolo stesso è una sfida a chi presume che solo l’educazione statalizzata sia fattore di crescita perché “superiore” alle “superstizioni” trasmesse dalla famiglia e dalla Chiesa.
Il card. Angelo Scola rilancia con vigore la missione delle paritarie cattoliche.
“Dobbiamo continuare con forza a perseguire i cammini che sono nati e che non sono sentieri interrotti, ma che possono fin d’ora restituire alla scuola paritaria il peso che le compete, mostrando al Paese il vantaggio sociale di questa esperienza che è tra le poche che i cittadini italiani portano avanti a proprie spese”.
La scuola paritaria è una storia di cittadinanza attiva, di persone che esercitano il diritto costituzionale di educare i propri figli secondo i loro valori, senza nessuna pretesa di fare la guerra allo Stato. Rappresenta, anzi, un’autentica palestra di educazione civica, materia che non si trova più, se non confinata in momenti corali molto retorici, neppure nella scuola statale. Il vero problema, che lo Stato non affronta, per il card. Scola è il calo demografico, che fa lievitare i costi di mantenimento degli istituti mentre al contempo svuota le classi di alunni.
La libertà di educazione e l’ostilità che ancora incontra sono temi sempreverdi, che non possono scomparire sotto la coltre delle emergenze attuali. “Il sorgere di problemi che non conoscevamo fino a vent’anni fa non deve nascondere questioni di lunga data”, che, al contrario, possono contribuire a risolvere molte delle problematiche attuali, per esempio l’integrazione dei migranti all’interno di un quadro culturale ben preciso. Per chi ha orecchi è la seconda, se non la terza relativizzazione del tema “accoglienza”, che ossessiona, con valutazioni spesso zuccherose, molte parrocchie e molti movimenti terzomondisti, nel giro di 2 settimane. Senza rispetto della cultura italiana e delle libertà autentiche del nostro popolo non c’è, secondo il card. Scola, alcuna reale integrazione.
Michele Brambilla