Senza grandi eco mediatiche, sabato 9 aprile Ted Cruz ha fatto il pieno di delegati in Colorado accorciando le distanze da Donald Trump. Più 34 per il senatore del Texas. Il motivo per cui in Italia la stampa non se n’è occupata granché è che quelle del Colorado sono state votazioni strane. Anzi, a sentire Trump, che ha letteralmente dato di matto, non sono nemmeno state votazioni regolari. In effetti in Colorado gli elettori Repubblicani non hanno votato.
Tutto risale all’agosto scorso, quando il Partito Repubblicano ha deciso un cambio di regole che ha estromesso il Colorado dal voto tradizionale delle primarie. Il sistema di elezione adottato al posto del voto popolare è assolutamente complesso e si basa su una gara tra delegati che nel corso di un certo numero di assemblee distrettuali a livelli successivi dichiara le proprie preferenze per questo o per quel candidato. In questo modo, sono i delegati del partito a scegliere il vincitore dello Stato e non gli elettori.
Certamente il sistema è strano e forse persino poco ortodosso. Però è il sistema. Vale per tutti. Se penalizza, penalizza tutti. Tutti i candidati che hanno scelto di proporsi all’elettorato nel Partito Repubblicano lo conoscevano, lo hanno accettato anche magai contestandolo e tutti quelli ancora in gara si sono sottoposti al suo giudizio per originale e discutibile che fosse. La lunga marcia che nelle scorse settimane ha maturato il risultato di sabato è stata una partita che sia Cruz sia Trump hanno giocato. Ora Trump se ne lamenta vistosamente, ma se invece avesse vinto?
Quanto al sistema elettorale che in Colorado ha eliminato il voto popolare, per qualcuno è la prova provata di una sorta di “tradimento dei chierici”: il partito che manipola le elezioni in maniera antidemocratica. Ammesso e non concesso, significherebbe che oggi Cruz gode del favore pieno degli apparti di controllo del Partito Repubblicano. Ma questo cozza contro un’altra idea, detta e ripetuta nelle scorse settimane, soprattutto dai sostenitori di Trump: che il candidato preferito dal partito era Marco Rubio e che Cruz, conservatore troppo radicale, il partito lo osteggia. A chi obiettasse che a questo punto il partito, deciso a fermare Trump, non può fare altro che optare per Cruz è facile rispondere che in gara c’è ancora John Kasich. E invece no: il partito sceglie all’unanimità di non sprecare delegati e di regalare a Cruz un piccolo vantaggio che al momento giusto potrebbe anche essere decisivo.
L’unica alternativa è allora arrendersi all’evidenza: il Partito Repubblicano sta con Cruz perché Cruz è un vero conservatore e così è pure il partito. Si scontra contro quel che pensano i sostenitori di Trump, ma è così. In Colorado Cruz ha conquistato tutti i delegati in palio e questa è una notizia che Trump non avrebbe mai voluto ricevere.
Marco Respinti