Quanto si consumerà nelle prossime ore alla Camera dei Deputati con la seconda fiducia imposta dal governo sulle unioni civili lascia presagire quanto accadrà se, a ottobre, il governo di Renzi vincerà il referendum che prevede una modifica della Costituzione in senso autoritario e centralista.
La fotografia pubblicata ieri dal Corriere della Sera rende bene l’idea: in una Camera deserta, il grande oppositore della legge sulle unioni civili, l’on. Alessandro Pagano, interviene in difesa della famiglia, con alle spalle la sola Paola Binetti, anche lei con pochi altri deputati impegnata a contrastare la legge. Questa scena potrebbe ripetersi per la prossima legge sull’eutanasia, per quella sulle adozioni e per tutte le possibili leggi su materie eticamente sensibili che il governo avrà interesse a fare approvare.
L’arroganza del governo è oggi arrivata all’estremo, umiliando per la seconda volta il Parlamento di una Repubblica parlamentare, disprezzando i milioni di persone scese in piazza due volte in sei mesi per gridare che la legge sulle unioni civili compromette la centralità della famiglia in nome di unioni che famiglia non possono essere.
Questa scena si ripeterà spesso quando ci sarà una sola Camera dove si faranno le leggi, ci sarà un solo partito che benché minoritario guidata il Parlamento con una maggioranza garantita e ci sarà così un uomo solo al comando, Renzi o chi verrà dopo di lui, con un potere sconosciuto ai suoi predecessori.
Sto esagerando, mi sto preoccupando di un problema inesistente? Speriamo, ma temo di no.
Non si tratta di difendere una Costituzione obsoleta, fatta da forze politiche che non esistono più e che rappresentavano ideologie condannate dalla storia. Si tratta però di difendere quella cornice istituzionale tracciata dopo il fascismo, che voleva appunto impedire al potere esecutivo di percorrere strade autoritarie.
So bene che tante brave persone hanno sostenuto come la mancanza di governabilità fosse un limite del nostro Paese, troppo sacrificato dai pesi e contrappesi che hanno sempre reso difficile prendere decisioni. Tuttavia, l’abbandono di ogni prospettiva federalista, il ritorno allo Stato delle prerogative attribuite alle Regioni dalla riforma del 2001, la nuova legge elettorale che premia il partito e non la coalizione, ci aiutano a comprendere come il pericolo oggi non stia nella mancanza di governabilità ma, al contrario, nel rischio che vengano a mancare porzioni importanti di libertà e di democrazia.
Le unioni civili sono una legge dello Stato. È una sconfitta per la famiglia e per il bene comune. Tuttavia, non dobbiamo lasciarci prendere dallo scoraggiamento. Continuiamo a seminare, ad aiutare le persone a capire quello che sta accadendo e anche da quanto tempo e con quali modalità. Aiutiamo anche le persone che aprono gli occhi a organizzarsi, a imparare a stare insieme senza litigare continuamente, a organizzare una resistenza e una ripresa che sappiano dare speranza a persone frastornate e deluse. Il seme darà i frutti, se saremo pazienti e costanti.
Marco Invernizzi