Cuasso al Piano, ridente località ambrosiana di montagna dal paesaggio incantevole, che fa subito pensare all’ordine impresso dal Creatore in tutte le cose. I 12 Kyrie cantati durante la visita pastorale dell’arcivescovo attestano che, però, non si è lontani con il cuore e la mente dalla metropoli, quella Milano dove ci si interroga pensosi, soprattutto dopo la conferma del PD alla guida della città, sull’entità dell’ideologia gender.
Diventa allora, per il card. Angelo Scola, il luogo ideale dal quale scagliare un forte monito.
“Viviamo in un mondo dove vi sono nuove definizioni di famiglia, ma noi abbiamo incontrato la visione che Gesù ci ha proposto: un’unione stabile e aperta alla vita tra l’uomo e la donna. Dobbiamo aiutare i nostri giovani a portarsi a questa disposizione. Troppo spesso, invece, rischiamo di farci prendere dal ritmo della vita e di scavare un fossato tra Dio e l’esistenza, ragionando come il mondo ci dice di fare”.
Capovolgendo una visione intimistica della cosiddetta “emergenza educativa”, che vorrebbe limitarsi a coltivare un piccolo orticello settoriale, rinunciando all’agone pubblico in cui le derive possono essere combattute con le armi della buona politica, l’arcivescovo afferma che il modo per superarla è riscoprire l’antropologico cattolico e mettere tutte le energie nel trasmetterlo e nel difenderlo nei minimi particolari. Ritorna, come a Cassina de’ Pecchi, l’invito a costruire una rete familiare.
“Occorre che, già in famiglia, la fede intervenga per sostenerci nel giudicare. Sarebbe bello che nascesse l’abitudine di incontrarsi tra famiglie, ascoltandosi gli uni gli altri a partire da problemi concreti. Questo è il tempo della convinzione: dobbiamo far vedere la bellezza e la convenienza di questo tipo di esistenza”.
Il card. Scola non perde occasione per attaccare anche l’inflazione della parola “amore”. “Tutti dicono di sapere cosa voglia dire amare e non ci si dispone ad impararlo”. Come è sempre stato, l’ominazione è un fatto culturale che ha bisogno di una comunità che trasmetta valori. Non smette di ripeterlo neppure a Gavirate, dove in settimana incontra i ragazzi degli oratori, ed allo stadio di S. Siro, dove il 25 giugno, “in differita” rispetto al solito (2 giugno), avviene il tradizionale meeting dei cresimandi.
“Siamo una comunità, per il dono del battesimo, e in questo luogo costruiamo quella amicizia che ci permette di conoscere sempre meglio Gesù”.
Gli stessi animatori chiedono “di poter trovare sempre qualcuno che ci accompagni nel nostro cammino della vita” e l’arcivescovo è ben lieto di indicare Colui che si è rivelato, sulla croce, totale dedizione all’essere umano.
Michele Brambilla