“il Foglio” è il giornale che più di tutti, da quando è stato eletto Papa Francesco, batte il tasto della “crisi della Chiesa” e del presunto “silenzio dei vescovi” davanti alla minaccia islamica affida alla penna di Matteo Matzuzzi un’intervista all’arcivescovo di Milano, card. Angelo Scola, di cui si conosce la competenza in fatto di Islam.
L’arcivescovo parte dal presupposto che “la tremenda uccisione di padre Jacques Hamel significa che il martirio del sangue è ritornato in Europa”, come più volte paventato dallo stesso card. Scola nella sua predicazione. “Questo è un fatto su cui è necessario riflettere in profondità da parte di tutti”: i cristiani, che per molti decenni hanno spesso coltivato l’illusione che gli altri mondi culturali fossero sempre ben disposti al dialogo, e gli atei, che non smettono tutt’ora di guardare alla Chiesa come al primo nemico del progresso dell’umanità. Gli attentati in Europa costringono a rivisitare l’intera visione della vita europea.
“Io parlo dell’ideologia e non della politica, e ne parlo nel senso marxiano della parola, cioè di un modo di dire le cose coprendo la loro radice, quindi di un’impostura in ultima analisi”. La malattia dell’Occidente è non saper dare più i giusti nomi alle cose. Non saper riconoscere l’attacco dall’esterno in atto è solo uno dei capitoli degli effetti devastanti del relativismo sui metodi di valutazione degli europei. Per il card. Scola “il fondamentalismo religioso va bene interpretato”, poiché si presenta come un’integrazione di alcuni elementi della religione positiva all’interno di uno schema ideologico, spesso di derivazione filosofica. Per spiegarsi l’arcivescovo conia quasi un neologismo: “quando l’ideologia “parassita” la religione presto o tardi si assiste ad una deriva radicale”.
Concorda quindi con il Papa nel non definire il conflitto in atto una guerra di religione classica. Tuttavia non nasconde neppure le problematiche insite al mondo islamico, anzitutto la sua frammentazione. E’ un errore immaginare l’Islam come “una coperta” unitaria “che tiene sotto tutto”: in realtà “ci sono molti islam”, ma la cosa più grave è che nella UE si pensi di affrontare il problema del fondamentalismo musulmano continuando a “mettere la sordina alla potenza del Cristianesimo”, potenza liberante le autentiche energie dell’uomo. Il card. Scola cita il teologo Hans Urs von Balthasar (1905-88): “in tutte le epoche si cerca di ridurre il Cristianesimo in modo tale che la ferita che Cristo ha inferto alla Storia si possa chiudere. Non è possibile, continuerà a suppurare”, poiché la ferita a cui si allude è l’incredibile vicenda di un Dio che si fa uomo ed offre la sua vita sul patibolo della croce, e questo non andrà mai bene a chi vuole il potere per schiavizzare gli altri esseri umani.
“Non regge una società senza potere (…). Il punto è comprendere quale considerazione il potere debba avere dell’umano”. Per questo “è importante il lavoro della parrocchia, ma non basta la Chiesa del campanile” se diventa una pastorale intimista che rifugge dall’idea di poter davvero intervenire anche nell’agone pubblico, riacquistando un peso sociale di fronte a tutte le altre componenti del mondo contemporaneo. “Certo, non si può dire senza tremore, ma la vita l’ho già data (a Dio)” nel battesimo, quindi non fa paura neppure il martirio. La missione è solo la logica conseguenza del Sacramento ricevuto “nella morte e risurrezione di Gesù”.
Michele Brambilla