Le settimane a cavallo tra agosto e settembre sono sempre cariche di appuntamenti, che segnano l’inizio dell’anno pastorale. Appare particolarmente significativa la celebrazione officiata dal card. Angelo Scola nel sacrario dei caduti della montagna ai Piani Resinelli, dove si festeggiano i 70 anni di costituzione del gruppo Ragni di Lecco.
L’arcivescovo torna infatti a parlare di difesa della famiglia davanti ad un mondo, quello dell’alpinismo e degli alpini, che ha conservato un forte legame con le comunità locali, contraddistinguendosi inoltre per l’evidente impronta cattolica, quasi mistica, riscontrabile in riti e cori che commuovono ancora nel profondo esecutori ed ascoltatori.
Nemici come la povertà delle comunità montane, l’insicurezza dei sentieri e gli austriaci (il sacrario è del 1917) sono tramontati da tempo. La lotta, oggi, è contro altre insidie, le “colonizzazioni culturali” (Papa Francesco) che conquistano le menti prima dei corpi e minano il tessuto sociale.
“La famiglia, che è cellula base della società, è il luogo dove la Chiesa si manifesta nel modo più visibile”, tuttavia “oggigiorno ci sono tante famiglie ferite, i giovani hanno paura del “per sempre” e in questo modo si precludono l’esperienza di un amore pieno. Spesso sono avvicinato a fine messa da coppie che vengono da 50-60 anni di matrimonio: bisogna spiegare ai giovani la bellezza di un amore vero e definitivo come questo, in contrasto con il cambiare sempre partner che non porta a nulla del genere”.
Anche quando l’età avanza e le risorse del fisico diminuiscono rimane per ognuno il dovere di continuare a testimoniare fattivamente i valori in cui crede. “La pace della famiglia diventa anche pace della Chiesa, nelle varie realtà ecclesiali che tra di loro devono vivere immerse nella fraternità. È importante vivere la pace anche nella società, anche se questo che stiamo vivendo è un cambiamento epocale. È necessario un nuovo ordine mondiale per garantire pace e vita degna per tutti”, un ordine di segno opposto rispetto a quello vagheggiato dalle lobby laiciste.
Le armi per raggiungerlo non sono materiali, ma spirituali: le virtù, la conoscenza, la grazia sacramentale, il tutto vissuto con un senso di “rischio”, ovvero del mettersi in gioco, che ti fa dire con padre Augusto Gianola (1930-90), missionario del PIME appositamente citato dall’arcivescovo, “anche l’aldilà non posso non immaginarlo che come la più bella delle avventure”.
Uno spirito di baldanza, diciamo pure di sana militanza, che non serve soltanto al cattolico che di mestiere fa il soldato, ma anche ai “civili”. Il card. Scola ripete infatti il medesimo appello ai fedeli di una piccola parrocchia di montagna. “Dobbiamo riprendere ad educare ad amare, per imparare ad amare l’altro come altro, non come strumento piegato al proprio piacere o ai propri desideri”. Il gender sembra quanto di più lontano da una realtà fatta ancora di confraternite, agricoltura e canti tradizionali, eppure non c’è luogo in cui il nuovo nemico non possa penetrare con i media, la scuola, i prodotti commerciali. Nelle chiese, nelle piazze, nelle case si assiste così alla nascita di una “nuova milizia”, un giorno, forse, non meno gloriosa dei Templari cantati da S. Bernardo di Chiaravalle nel suo celebre trattato De laude novae militiae, il quale fu scritto di fronte ad un modo allora inedito di vivere contemplazione ed azione. Oggi non si deve più partire per la Terra Santa: basta presentarsi con un buon libro nelle piazze delle nostre città.
Michele Brambilla