L’inizio dell’Avvento ambrosiano coincide con la chiusura del Giubileo straordinario in tutte le diocesi del mondo. Il card. Angelo Scola, che presiede, come suo costume, la Messa che inizia il nuovo anno liturgico, non chiude materialmente la porta santa del Duomo, ma fa intonare il Magnificat per tutti i doni spirituali ricevuti nell’Anno della Misericordia. E’ presente una delegazione di Alleanza Cattolica con il suo reggente regionale, Laura Boccenti.
La I domenica di Avvento è notoriamente contraddistinta da letture bibliche di tipo escatologico. Sulla scorta dei Padri della Chiesa, il card. Scola mostra però come “il segno del Figlio dell’uomo” altri non sia che il Crocifisso stesso. Proprio per questo la venuta del Figlio dell’uomo non è tanto da proiettare in un futuro indefinito, o da confinare in un passato storico ormai irraggiungibile, ma costituisce un miracolo quotidiano, che avviene proprio in quella riproposizione della Pasqua che è l’Eucaristia giornalmente celebrata sui nostri altari. L’Eucaristia è veicolo di quella misericordia che non cessa di essere distribuita con l’Anno Santo, ma è la cifra di tutta l’azione di Cristo. “Amandoci fino alla totale dedizione di sé sulla Croce, Gesù ha vinto definitivamente il peccato e la morte. Per questo misericordia (alla lettera “aprire il cuore agli infelici”) è la parola definitiva sulla nostra esistenza”.
Il card. Scola ritiene una vera fortuna che la conclusione del Giubileo cada proprio la I domenica di Avvento. “Nelle sei settimane che ci preparano al Natale, la Chiesa, ossia noi tutti, siamo in attesa della Sua venuta e questo ci ridona la consapevolezza di una dimensione essenziale alla coscienza di ogni uomo e donna”. La dimensione del cristocentrismo è proprio quella che manca all’Europa contemporanea, che appare all’arcivescovo come “società della stanchezza”.
Parole molto incisive nei giorni in cui un tentativo clamoroso di europeizzare, ovvero di laicizzare radicalmente mondi extraeuropei fallisce miseramente sotto i colpi di un voto veramente di popolo. La reazione delle elites UE all’elezione di Donald Trump è emblematica di un atteggiamento elitario, volto a preservare unicamente l’egemonia di un gruppo ristretto che sia dalla “parte giusta”, ragionevole, della Storia.
Senza scendere direttamente nella contingenza, il card. Scola invita i cattolici a “stare con serenità, ma anche con chiarezza critica e autocritica” nel mondo contemporaneo, portando a tutti la speranza cristiana, che può, alla lunga, trasformarsi in “cemento di una rinnovata società civile più costruttiva e con meno litigi pretestuosi. Così, nel dialogo teso al riconoscimento reciproco, fiorirà la persona, si mobiliteranno i corpi intermedi, trarranno beneficio le istituzioni”.
Corpi intermedi significa sussidiarietà, opposizione a statalismo e centralismo. Ce n’è per valutare da cattolici pure l’oramai imminente referendum costituzionale, che rischia di favorire la concentrazione del potere politico, a discapito delle varie forme di contrappeso. Non a caso si moltiplicano in questi giorni, presso parrocchie e municipi del territorio dell’arcidiocesi ambrosiana, incontri chiarificatori su cosa sia in palio il 4 dicembre. L’associazionismo cattolico, di qualsiasi orientamento, è tra i motori più vivaci del dibattito.
Michele Brambilla