Il camion che falcia, a Berlino, 12 clienti di un innocente mercatino natalizio la sera del 19 dicembre pesa come un macigno sul Natale 2016, anche perché arriva dopo altri, tremendi attentati che hanno costellato tutto l’anno, seguendo la triste serie iniziata il 7 gennaio 2015 a Parigi.
Sia la Pasqua che il Natale sono rimasti segnati dalla furia dei terroristi dell’ISIS. E’ questo che constata il card. Angelo Scola all’inizio dell’omelia della Messa del Giorno.
“Lunga è la scia di attentati terroristici che ha tragicamente insanguinato quest’anno, fino all’ultimo a Berlino, anche l’Europa. Che posizione assumere, come cristiani, di fronte a questa minaccia che incide profondamente nelle nostre vite?”.
La risposta è proprio nel Bambino di Betlemme.
“Gesù non ha aspettato che le condizioni oggettive del suo tempo migliorassero, ma ha generato un soggetto nuovo nella Storia”.
Oggi, come allora, Cristo chiama gli uomini a riconoscerlo come Principe della pace vera.
“Colpisce che i primi a cui viene dato l’annuncio della nascita del Salvatore sono i pastori, gente povera, di periferia, spesso invisa al mondo cittadino. Essi non hanno niente, mondanamente parlando, da opporre al dono così straordinario della salvezza, eppure si muovono, perché l’autentica povertà permette di comprendere bene, mentre spesso noi siamo poco coscienti della nostra dignità”.
La nostra opulenza è anche un eccesso di parole, che hanno perso la connessione con la realtà e pretendono, invece, di modificarla a piacimento. Fenomeni come il terrorismo abbattono, però, questa barriera di risposte ideologiche, palesando drammaticamente la fragilità dell’uomo ed il mistero dell’iniquità.
“La prima istintiva reazione è la paura che è, appunto, lo scopo del terrorismo, subito dopo, la richiesta di un rafforzamento delle misure di sicurezza”. L’attentatore di Berlino è stato neutralizzato proprio a Milano. “Ma la sicurezza non è tutto. Ecco perché diventa essenziale l’educazione, la cultura e la testimonianza. Occorre contestare l’ideologia jihadista (…). Come cristiani, il nostro modo di porci è innanzitutto annunciare Gesù Cristo, la tenerezza coinvolgente di questo Dio Bambino: dobbiamo farlo con più vigore e meno complessi”.
La lotta contro il terrorismo islamico diventa quindi parte integrante della nuova evangelizzazione. Il cattolico non deve temere di parlare di Gesù pure al musulmano.
L’arcivescovo attacca direttamente le collusioni economiche con i potentati che foraggiano i terroristi. Mentre condanniamo le bombe a parole, infatti, consegniamo banche, squadre calcistiche e palazzi ad emiri notoriamente fautori dell’Islam integralista, indebolendo pure i nostri valori.
“Troppo tempo abbiamo già perso svendendo le nostre convinzioni, la libertà religiosa in primis, per il nostro, moderno, piatto di lenticchie. E ora la minaccia è globale”.
Responsabile, secondo il card. Scola, lo stesso sistema economico vigente, concentrato sui desideri dell’alta finanza laicista, che pensa unicamente al profitto, a prescindere dall’eticità dell’investimento e dell’interlocutore. Nihilismo ed Islam radicale sono di fatto solidali nel demolire la società occidentale. E’ richiesta quindi una conversione globale, atque socialem, per tornare a riconoscere il bene da promuovere ad intra ed i nemici da combattere ad extra, seguendo i parametri indicati da Papa Francesco in Evangelii gaudium e Laudato sì.
Michele Brambilla