Di Michele Brambilla
S. Lorenzo alle Colonne, la celebre basilica del V sec. che fa da sfondo alla movida milanese. E’questo il punto di partenza, giovedì 15 giugno, per la processione cittadina del Corpus Domini, guidata dal card. Angelo Scola, che vi celebra pure la Santa Messa solenne alla presenza del vasto mondo associativo, compresa una delegazione di Alleanza Cattolica.
Il card. Scola vuole che sia un dare pubblica testimonianza sul “perché noi abbiamo riconosciuto che nell’Eucaristia si dà la rivelazione della Trinità, Dio uno e trino che ci ama in Gesù”, la Seconda Persona. Quando il baldacchino eucaristico si muove tra giovani e meno giovani, in direzione della cattedrale, è proprio questo che accade. La Milano del divertimento e degli affari crea spontaneamente “ali di folla che alternavano la genuflessione a commenti meno utili ed esercizi di distrazione”, come l’arcivescovo commenterà poi in Duomo, ma in ogni caso la processione non passa indifferente.
Le medesime dinamiche si osservano anche nei piccoli centri, dove in molti casi per Messa e processione si attende più comodamente la domenica, secondo la norma CEI di modifica del calendario nazionale (1977). C’è chi mostra i segni della propria devozione con fiori, lumini e drappi, chi semplicemente si affaccia dal balcone e fotografa o filma, chi, in auto, lascia passare perlomeno con cortesia, chi continua a fissare cellulari e televisori, ma viene comunque raggiunto dal suono delle campane.
“Nel rispetto della libertà di ciascuno, vogliamo abbracciare tutti gli abitanti di questa città, con i suoi ospiti, quanti vengono per lavoro, quanti per turismo. Vogliamo estendere a tutti loro l’agire di Gesù”. La processione del Corpus Domini ha cambiato significato nel XXI secolo: non più la festa con la quale la comunità intera manifestava fastosamente la sua fede, ma un portare missionariamente il Cristo eucaristico per le strade della metropoli, interpellando la libertà di ogni uomo che assiste al rito.
Lo sguardo dell’arcivescovo punta già il Sinodo sui giovani del 2018. “Affidiamo a Cristo, Pane di vita, tutti i nostri giovani, il loro entusiasmo e le loro fragilità, la loro ricerca e le loro attese” di fronte alla Chiesa e alla società. Prova di questo panorama giovanile variegato è il profilo degli animatori e dei ragazzi che, in queste settimane, frequentano gli oratori estivi: tanti vengono solo per gli amici o perché iscritti dai genitori, ma anche a loro è rivolta la medesima Parola buona, che invisibilmente scava nella loro interiorità. Almeno tra giugno e luglio scandiscono una giornata di giochi con le preghiere del mattino e della sera, si confrontano con brani della Bibbia, possono entrare nella cappella dell’oratorio per sostare davanti al SS. Sacramento o confessarsi.