di Michele Brambilla
La successione in una diocesi è anche una questione rituale. Le celebrazioni sono codificate sia dalla tradizione della Chiesa che dalle usanze locali. L’ingresso del nuovo arcivescovo a Milano ha sempre costituito un momento particolare per tutta la cittadinanza, grata per il ruolo di arbitro rivestito dai nostri arcivescovi nelle vicende storiche. Se in passato diveniva il pretesto per scenografie sontuose, che dal Duomo tracimavano nelle piazze, dal XIX sec. in poi la celebrazione è comunque rimasta l’accoglienza solenne e festosa del pastore in mezzo al suo popolo.
C’è anzitutto la proclamazione delle disposizioni della sede vacante, il giorno stesso della nomina del nuovo arcivescovo. Il vescovo uscente è istantaneamente trasformato in amministratore apostolico. I vicari episcopali sono prorogati fino a disposizione contraria, mentre gli incarichi di Curia vengono congelati. Nelle Messe si continua a citare il nome dell’arcivescovo uscente, a meno che non sia deceduto. Pertanto fino al 9 settembre 2017 si continuerà a ripetere nel canone: “in unione con il nostro Papa Francesco e il nostro vescovo Angelo”.
Alle 21.00 dell’8 settembre in Duomo si terrà la celebrazione di saluto ufficiale al card. Scola. Era stata in quella data pure nel 2011 con il card. Dionigi Tettamanzi. Sono invitati anche tutti i movimenti e tutte le associazioni del territorio diocesano. E’ una normale Eucaristia con, al termine, discorsi di circostanza e un eventuale corollario festoso in piazza (nel 2011 il lancio dei palloncini).
L’appuntamento è quindi per la mattina del 9 alle 9.00. Al termine dell’Ora media, recitata con i canonici del Duomo, un delegato del nuovo arcivescovo compirà i riti giuridici dell’insediamento, che sono la lettura della bolla papale e l’atto di sedersi sopra la cattedra con mitria e pastorale, a cui segue una breve processione verso l’Arcivescovado, dove avviene la rottura dei sigilli dell’appartamento arcivescovile, apposti all’inizio della sede vacante. Da quel momento in poi durante le Messe sarà obbligatorio pronunciare il nome del nuovo arcivescovo.
La Messa d’ingresso che segue l’atto giuridico è differibile di alcuni giorni. Quest’anno sarà il 24 settembre (Scola si insediò il 25). L’arcivescovo nuovo entra tradizionalmente in Milano da Porta Ticinese, avendo come prima tappa la basilica di S. Eustorgio. Le celebrazioni cominciano in quel luogo, incontrando i catecumeni, poiché una tradizione apocrifa sostiene che l’apostolo Barnaba vi avesse battezzato i primi due cristiani milanesi nel I sec. d.C. Il 24 settembre, quindi, appuntamento a S. Eustorgio alle 16.00, con arrivo in Duomo attorno alle 17.00.
Uscito dalla basilica, il corteo si incamminerà verso piazza Duomo. Il tragitto si può compiere in carrozza, a vettura scoperta, o addirittura a piedi. L’ingresso dell’allora mons. Carlo Maria Martini, nel 1980, rimase negli annali anche per la scelta (un unicum nella Storia) di ideare un percorso alternativo a partire dal Castello Sforzesco, dal quale il biblista gesuita giunse a piedi stringendo una copia dei Vangeli.
Giunto in piazza, mons. Mario Delpini riceverà il saluto della parte di popolo che non riuscirà ad entrare in Duomo, della fanfara delle forze armate e delle autorità civili, dal presidente della regione Lombardia al sindaco di Milano. Suoneranno immediatamente tutte le campane della città. L’arcivescovo emerito accoglie di norma il successore in piedi, davanti all’ingresso del Duomo, e lo accompagna all’interno. Subito, sulla soglia, il nuovo arcivescovo bacia in ginocchio la croce del Capitolo metropolitano, per poi percorrere l’intera navata fino all’altare, dove, in abito corale, riceve dalle mani del predecessore (in sua assenza dall’arciprete del Duomo) il pastorale del santo Borromeo. Anziché andare in sacrestia, il nuovo arcivescovo completa la vestizione degli abiti liturgici nello Scurolo di S. Carlo, ai piedi delle reliquie del Santo.
Da lì parte la processione della Messa vera e propria, con un’omelia da sempre ritenuta programmatica. Ai saluti di rito, pronunciati nel Post-communio, seguono ulteriori felicitazioni del clero e del popolo. Nel 2011 il card. Scola scelse di uscire dal Duomo con i paramenti solenni ancora addosso e rivolgere un pensiero alla folla nella piazza. La fantasia ambrosiana nei secoli è stata capace di immaginare fontane di vino, spettacoli teatrali, concerti orchestrali e acclamazioni fino a tarda notte sotto le finestre dell’Arcivescovado.