Nella sua prima lettera pastorale, l’arcivescovo mons. Mario Depini invita a contemplare “la Sposa dell’Agnello”, la Chiesa che rifulge della bellezza dello Sposo. Il Duomo di Milano dal 1387 (data di istituzione effettiva dell’ente “Fabbrica del Duomo”) tenta proprio di trasporre, al centro della terra ambrosiana, la gloria senza confini della Gerusalemme celeste, affinché illumini il cammino di coloro che provano ad incarnare il Vangelo nella realtà contingente di questo mondo.
La felice combinazione tra l’ingresso del nuovo arcivescovo e i 630 anni della Fabbrica genera un sontuoso concerto di musica sacra, che la Cappella musicale del Duomo, diretta da don Claudio Burgio, offre a mons. Delpini e a tutti i milanesi la sera di giovedì 12 ottobre. Essendo quelli proposti brani utilizzati durante la liturgia, il presidente della Fabbrica, Fedele Confalonieri, introduce mons. Delpini nella specifica qualità di capo-rito del Rito ambrosiano.
Proprio per questo il percorso musicale non si limita ad attraversare tutte le temperie culturali e musicologiche che si sono alternate dal XIV secolo al 24 settembre 2017, ma si spinge nel IV sec. di S. Ambrogio, del quale fa risuonare l’inno Deus creator omnium, tutt’ora prescritto nei secondi vesperi delle domeniche del Tempo ordinario ambrosiane.
Segue un confronto tra le composizioni virtuosistiche di Franchino Gaffurio (1451-1522), vero primo grande nome della Cappella, che accolse la lezione della polifonia europea contemporanea, e quelle dell’epoca di S. Carlo Borromeo (1565-83), quando i dettami del concilio di Trento (1545-63) imposero un ritorno all’antica sobrietà in modo che il testo liturgico potesse essere compreso dal popolo illetterato, sebbene continuasse ad essere declamato in latino.
La carrellata lungo i secoli XVII, XVIII e XIX è veloce per lasciare doverosamente spazio alle composizioni di mons. Luciano Migliavacca (1919-2013), il vero “dominus” della Cappella musicale lungo il Novecento, noto a tutto l’uditorio e maestro dello stesso don Burgio. Al termine del concerto il coro della cattedrale fa risuonare ancora una volta l’Ecce sacerdos magnuspreparato nel 2011 per la Messa inaugurale del card. Angelo Scola e l’inno composto per l’ingresso di mons. Delpini, Plena est terra gloria Eius, entrambi opera dell’attuale direttore.
Non sono tempi finanziariamente facili per la Fabbrica e neppure per l’accoglienza del repertorio tradizionale da parte dei cori parrocchiali del territorio, pertanto mons. Delpini ricorda che la valorizzazione del canto liturgico non è un compito secondario e sfida direttamente “sensibilità e tendenze” del mondo contemporaneo. “Voglio quindi incoraggiare la Cappella a continuare nel suo percorso, essendo attenta alle voci del nostro tempo e domandandosi come, accompagnando la liturgia del Duomo, si possa aiutare la nostra Diocesi a sentirsi un solo popolo di Dio”.
Come affermato nella lettera pastorale, “la Messa domenicale”, lungi dal poter essere sostituita da liturgie della Parola, deve rimanere un appuntamento irrinunciabile, “desiderato, preparato, celebrato con gioia e dignità”. L’arcivescovo raccomanda anche “la preghiera feriale, (…) la Liturgia delle Ore, l’adorazione eucaristica, la preghiera del Rosario, le devozioni popolari” (Vieni, ti mostrerò la Sposa dell’Agnello, p. 19), pratiche alle quali occorre riavvicinare pure i ragazzi degli oratori.