L’omelia che l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, pronuncia in Duomo la mattina di Natale comincia con una serie di interrogativi incalzanti. “Quand’è che abbiamo finito di sperare? Da quando l’immagine del futuro incombe come una minaccia, invece che come una promessa? Come è successo che a proposito dei bambini ci si chieda quanto costano invece di chiedersi come possa una casa e il mondo intero essere un benvenuto accogliente per i bambini che nascono? Come stupirsi poi che non nascano più i bambini, promessa di futuro per l’umanità, visto che i bambini costano troppo?”.
E ancora: “Quale egoismo spropositato ha indotto a pensare che l’io è il centro del mondo e il criterio del bene e del male, questo io fragile, smarrito, e insieme arrogante e suscettibile, che non può ammettere d’aver ricevuto la vita e si vanta di potersi dare la morte?”.
I “chi” ed i “quale” corrispondono ad una cultura che ha chiuso il cielo sopra di sé e “ha insinuato la persuasione che siamo condannati a morte, che il nostro destino è il nulla, che è meglio rassegnarsi a svanire come cenere al vento e che conviene vivere allegramente la morte piuttosto che desiderare ardentemente la vita, la vita eternamente felice”. Speranza, quella della vita eterna nel Paradiso, che il comunismo che prese il potere in Russia giusto 100 anni fa bollava come “oppio dei popoli”. Tuttavia è stato proprio il comunismo, come l’intero castello rivoluzionario, a rivelarsi il vero inganno del XX secolo. Ha creato un uomo triste, ripiegato su se stesso, incapace di godere di ciò che nel mondo c’è di autenticamente bello.
“Fratelli, sorelle, non so rispondere alla domanda sul percorso del sentire del nostro tempo, ma non posso tacere la rivelazione di questo Natale. L’uomo può decidere di fare a meno di Dio, ma Dio non può, non vuole fare a meno di ogni uomo, di ogni donna”. Gli atei militanti rinnegano una caricatura di Dio che non è neanche lontanamente paragonabile a Gesù Cristo. “Ecco chi è il nostro Dio: è nato per voi un Salvatore che è Cristo Signore: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. E il Padre dice al Figlio: il tuo trono, Dio, sta nei secoli dei secoli”.
La Chiesa continua, pertanto, imperterrita ad annunciare Cristo agli uomini di tutti i tempi. Egli solo “è il Dio dei vivi non dei morti, Gesù è il Dio che dà vita, Gesù è il Dio che rinnova l’alleanza con gli uomini. Fratelli, sorelle, non cercate il Signore tra i morti, è risorto, siede alla destra del Padre e ci rende partecipi della sua vita. Perciò, fratelli, sorelle, cercate Gesù, pregate Gesù, dimorate in lui perché senza di lui non possiamo fare niente”.
E’ la fede nella quale è vissuto il militante Enzo Peserico (1959-2008), del quale questo 1 gennaio ricorrono esattamente 10 anni dalla morte. Ora starà certamente intercedendo per i suoi figli di sangue e spirituali, per l’apostolato di Alleanza Cattolica e pure per l’amata arcidiocesi ambrosiana. 02