Gli appuntamenti che contrassegnano per l’arcivescovo di Milano l’inizio dell’anno civile solo molteplici. Ci sono i Te Deum da cantare al Pio Albergo Trivulzio già la sera del 31 dicembre e la Messa per la pace nel pomeriggio del 1 gennaio in Duomo, ma si profila anche la solennità dell’Epifania.
In mezzo si colloca un’intervista a Radio Vaticana il 4 gennaio, durante la quale pone in chiaro che “la mia immagine di quello che l’Italia deve affrontare non coincide con gli argomenti per cui si grida o ci si insulta qualche volte nei dibattiti politici. Il problema prioritario è quello demografico, l’invecchiamento della popolazione, sintomatico di una scarsa inclinazione a generare futuro”, come già denunciato con forza nell’omelia di Natale.
L’inverno demografico deriva dalla mancanza della Speranza teologale. Recuperare quella Spes è l’augurio che mons. Mario Delpini formula a Capodanno per tutte le categorie sociali. “Incomincia un anno nuovo. Un anno nuovo può essere un numero sul calendario, (…) un insieme di scadenze che impongono commemorazioni. (…) Ogni giorno nel 2018, svegliandoci, prima di distinguere che si tratti di un lunedì o di una domenica, noi diciamo: questo giorno è benedetto da Dio”. Noi “che abbiamo ricevuto la rivelazione della presenza di Gesù nella storia” non possiamo che svegliarci con questo sguardo benedicente sulla realtà, lo stesso sguardo del Padre.
Riguardo all’atteggiamento dei milanesi (e degli italiani in generale) nei confronti della politica e dei politici di professione, mons. Delpini osserva che “non dobbiamo sentirci clienti di un organismo che deve preoccuparsi di noi e neanche padroni di un piccolo pezzo di potere che dobbiamo rivendicare, ma cittadini che trovano nelle istituzioni una alleanza con cui ragionare insieme” sui problemi che coinvolgono la collettività. L’etica dell’alleanza implica la reciprocità tra le parti ed è un monito che si staglia al di sopra della naturale contesa partitica.
Sempre “volando più alto” l’arcivescovo rispolvera nell’omelia del 1 gennaio, pronunciata pure davanti ai rappresentanti delle altre confessioni cristiane, l’idea della “decima” additata nel discorso di S. Ambrogio. “O terra, mia gente, Milano, città dell’incontro, città attraente per genti che vengono a visitarti, a lavorare da ogni parte del mondo, sii benedetta e custodita dal Signore. Milano, città generosa, resa viva da un numero impressionante di opere di bene, di disponibilità al servizio, di professionisti che non si risparmiano, di volontari che si radunano da ogni dove per servire alle mense, per curare, per assistere, per incoraggiare. Sii benedetta, Milano per questo cuore in mano, perché il bisogno degli altri non ti mette paura o di malumore, ma ti convince a rimboccarti le maniche, anche dopo una giornata di lavoro, per fare ancora qualche cosa, per dare ancora una mano”.
E’ un po’ quello che diceva una vecchia canzoncina d’oratorio: “mattone su mattone viene su la grande casa, è il Signore che ci vuole abitar con te”. Il Regno sociale di Cristo si costruisce più con la costanza dei piccoli gesti che tramite i grandi piani pastorali, pertanto mons. Delpini nella lettera Vieni, ti mostrerà la Sposa dell’Agnello invita sacerdoti e laici ambrosiani a concentrarsi sull’essenziale: Eucaristia, catechesi, pastorale familiare.