L’arcidiocesi di Milano rivendica il proprio avere voce in capitolo nelle questioni sociali non solo con l’apertura del Sinodo minore sulla “Chiesa delle genti” (14 gennaio), di cui si è già parlato in questa rubrica (Un sinodo minore per l’Ecclesia ex gentibus, 4/12/17), ma anche invitando, la mattina dell’11 gennaio, il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), l’arcivescovo di Perugia card. Gualtiero Bassetti, a parlare in Facoltà teologica di un tema tra i più dibattuti in campagna elettorale, quello del lavoro, a cui l’istituto dedica una giornata di studio.
Mons. Mario Delpini, arcivescovo di Milano, lo introduce con queste parole: “la spiritualità cristiana ha qualcosa da dire su questioni che interessano l’esistenza, su temi di attualità che sono una provocazione per riflettere intorno a problematiche contemporanee. Come arcivescovo sento la responsabilità di incoraggiare questa interazione tra il vissuto e le domande che la comunità cristiana si pone sulla vita come luogo dove lo Spirito di Dio si rivela” e si incarna nell’agire dei cattolici “che lavorano, studiano, usano il denaro, si ammalano, diventano vecchi, danno vita a dei bambini”. Come arcivescovo ambrosiano incoraggia personalmente il consesso dei teologi e degli studiosi a “fecondare realmente questa terra, così travagliata, ma ricca di potenzialità”.
Parlare di lavoro a Roma, durante la plenaria della CEI, non è come farlo a Milano, nel cuore economico della nazione. Qui si sente maggiormente il ruolo dei cattolici di “coscienza critica” delle istituzioni civili perché la Lombardia in questi decenni ha rappresentato spesso l’antitesi cristianamente ispirata a quanto veniva deciso dal governo centrale. Il card. Bassetti nel suo intervento spiega che a livello nazionale “bisogna ripensare un sistema sociale che non faccia pagare ai giovani le trasformazioni e gli errori, altrimenti ho paura che, specie nelle regioni più povere, perderemo intere generazioni”.
Troppo spesso nella società contemporanea l’uomo sembra fatto per il lavoro e non viceversa. L’idolatria dell’efficienza ha raggiunto livelli che non si vedevano dall’Ottocento, quando molti imprenditori atei sottoponevano persino donne e bambini a ritmi di produzione disumani ed impedivano il rispetto del precetto festivo. Urge riguadagnare “la dimensione autenticamente umana” perché, anziché andare avanti, si nota una pericolosa involuzione della società.
I relatori del convegno individuano unanimemente come dannosa l’idea, sollevata da più forze politiche, di una sorta di “reddito di cittadinanza”. La dottrina sociale della Chiesa ammonisce che costituirebbe “puro assistenzialismo”, mentre sarebbe più utile “una ri-articolazione degli orari degli occupati, per permettere ai genitori di stare con i figli”, incrementando così anche la natalità. “Qui il ruolo dei cristiani è cruciale”.
Rifacendosi all’esperienza di S. Giovanni Bosco (1815-88) ed osservando la realtà milanese spunta la proposta: “perché non fare degli oratori anche luoghi nei quali insegnare a lavorare”, nel senso di “ben” lavorare? In fin dei conti anche questa è via pulchritudinis.