La fine dell’epoca moderna – il potere

Scritti negli anni ’50 del secolo passato, i due saggi “la fine dell’epoca moderna” e “il potere”, raccolti dalla casa editrice in un unico volume, raccolgono le riflessioni dell’autore sulla modernità come paradigma culturale e sulla sua crisi, evidente dopo Hiroshima, ma che avrà la sua ratifica ufficiale con la caduta del muro di Berlino, nel 1989.

Il concetto di modernità ha le sue origini dalla rottura che l’uomo compie durante il Rinascimento con l’immagine che l’uomo aveva del mondo fino al Medioevo. Fino ad allora l’uomo viveva in uno stato di unità armonico e ordinato alla causa prima, Dio. L’uomo si sente nella realtà, nella natura creata di cui ha scoperto il senso con l’incarnazione del Cristo. Il suo agire teneva conto dell’immagine unitaria del mondo, ne doveva essere coerente.

Con la Rinascenza l’uomo si pone di fronte alla natura, trasferendo il centro esistenziale dalla causa prima, Dio, al proprio io rompendo l’unità esistenziale dell’uomo medioevale. Questo passaggio rivoluziona in maniera radicale l’immagine che l’uomo ha del mondo. L’io diventa la norma di riferimento che ha come suo contro-altare la natura, ancora troppo “grande” per l’uomo rinascimentale e quindi essa stessa normativa…

Gen(d)erAzione nuova. Oltre il senso comune.

Riccardo Fenizia, professore di storia e filosofia a Napoli, percorre un itinerario che porta alla comprensione dell’essere, alla ricerca di una natura che non conosce sfumature interpretative, presentandosi a se stessa e al mondo nell’univocità di un preciso modello antropologico. Notevole è l’attenzione che l’autore pone per rendere gradevole la lettura sia allo studente alle prime armi che al lettore più esigente.

L’autore non si limita a descrivere e interpretare l’ideologia del “gender”, ma scava in profondità per giungere a una comprensione razionale della realtà antropologica implicata e depurata da contaminazioni ideologiche. Senza realtà l’uomo “diventa vagabondo del nulla”.

L’opera è divisa in quattro capitoli, preceduti da una prefazione del docente di Psichiatria Franco Poterzio, che espone con dettaglio le origini (interessi e politiche) dell’ideologia del gender, con una postfazione del prof. Giuseppe Savagnone e un’appendice della prof. Antonella Sciortino sulla tutela costituzionale della famiglia.

Verità e splendore della differenza sessuale

La battaglia contro la diffusione dell’ideologia del gender non può limitarsi alle manifestazioni pubbliche (che sono indispensabili e incoraggianti) né alla vigilanza su quanto avviene nelle scuole (che pure è necessaria) e nemmeno alla battaglia parlamentare (che è nelle mani di pochissimi coraggiosi che si oppongono a una larga maggioranza di parlamentari che ignorano il tema o che sono fautori dell’ideologia del gender).

La battaglia deve anzitutto trovare i propri fondamenti antropologici sia nello smascherare gli errori dell’ideologia proposta, sia soprattutto nel ribadire la verità e la bellezza del progetto di Dio sull’amore umano e di conseguenza sul matrimonio che fonda la famiglia, cellula fondamentale del corpo sociale.

Specificamente, dobbiamo provare a fare innamorare le persone, soprattutto i giovani che sono chiamati a sposarsi, dello splendore della differenza sessuale che il Creatore ha posto nella persona umana, creandola maschio e femmina.

La famiglia. Il genoma che fa vivere la società

“La famiglia è quell’operatore sociale unico e insostituibile che, mentre educa alle virtù personali, le mette al contempo al servizio dell’Altro. La famiglia trasforma le virtù personali in virtù sociali. Infatti, è in famiglia che si apprende che la felicità personale dipende dalla felicità dell’altro. È in famiglia che l’individuo umano, fin da piccolo, impara che può essere felice solo se rende felice l’altro”.

Queste parole le trovate nel bel libro di Pierpaolo DonatiLa famiglia. Il genoma che fa vivere la società (Rubbettino, 2013, p. 187). Si tratta di un libro importante, che consiglio di studiare a tutti coloro che hanno a che fare con la famiglia, per difenderla o promuoverla, siano genitori, operatori pastorali, educatori. Credo anche che sia un libro importante in questo momento storico, quando per la prima volta nella storia italiana le famiglie hanno deciso di andare in piazza per difendersi, prima di ricevere l’input dei vescovi.

Il potere dei senza potere

Una ribellione nata dall’arresto di una band rock, folli corse su una vecchia Saab per sfuggire dalla polizia di regime, un pic nic segreto sulle montagne dove radunarsi e incontrarsi, pattuglie intere di poliziotti con l’unico scopo di vigilare ossessivamente giorno e notte le case dei possibili “dissidenti”; e poi il carcere che diventa luogo di incontro, dove nella stessa sezione si sarebbero ritrovati il futuro vescovo, il futuro presidente, un ministro degli esteri e un senatore. E’ il trailer di uno dei prossimi film d’azione con Tom Cruise? No, sono alcuni degli episodi che contraddistinguono l’incredibile esperienza dell’associazione dissidente Charta 77 (dal nome del documento redatto nel 1977), la più importante iniziativa del dissenso nella Cecoslovacchia oppressa sotto il potere del’URSS comunista.

Protagonista assoluto di questa battaglia culturale è Vaclav Havel, uno dei leader del dissenso centroeuropeo (attivo in Charta 77 e VONS ossia il comitato degli ingiustamente perseguitati), drammaturgo e autore di testi teatrali e di opere di riflessione politico-filosofica.