Il 17 maggio 2008 presso il Teatro Sales di Milano si è tenuto un convegno sul tema: Gli anni del desiderio e del piombo. Sessantotto, terrorismo & Rivoluzione, organizzato da Alleanza Cattolica, in collaborazione con la Fondazione Enzo Peserico – Fede e Ragione, Persona e Comunità.
Il convegno è stato l’occasione per presentare il volume di Enzo Peserico Gli anni del desiderio e del piombo, Sessantotto, terrorismo e Rivoluzione, Sugarco 2008. L’autore (1959-2008) ha dedicato la sua breve vita ai giovani e alle famiglie, le principali vittime di quella rivoluzione culturale che ha preso il nome dall’anno in cui è esplosa, il Sessantotto. Marito e padre di quattro figli, affermato professionista a Milano nell’ambito della consulenza del lavoro, impegnato per oltre trent’anni in Alleanza Cattolica, ha cominciato a studiare il fenomeno del Sessantotto in occasione della tesi di laurea, in Filosofia del diritto, continuando poi a sviluppare il tema con numerosi saggi, conferenze e convegni, ma soprattutto con un impegno costante nell’organizzare incontri di formazione periodici per giovani e famiglie.
Il Convegno si è articolato in due sessioni pomeridiane. Dopo il saluto di don Angelo Tengattini, direttore dell’Istituto Salesiano sant’Ambrogio, che ha ospitato il convegno, ha introdotto i lavori Marco Invernizzi, di Alleanza Cattolica e Presidente dell’Istituto Storico dell’Insorgenza e per l’Identita’ Nazionale, ricordando che questo convegno ha una storia con due protagonisti: il Sessantotto ed Enzo Peserico. Del primo parleranno nella prima parte del convegno Pierluigi Zoccatelli e Giovanni Cantoni; del secondo si parlerà attraverso il suo libro, che verrà presentato da Alfredo Mantovano e Mauro Ronco, e attraverso la sua Fondazione, della quale parlerà la moglie, Sabrina Pagani Peserico. Marco Invernizzi ha concluso la sua presentazione ricordando una parola politicamente scorretta che il Sessantotto evoca: è la parola peccato, nella sua dimensione pubblica, sociale. Il Sessantotto ha infatti contribuito alla diffusione del peccato sociale. Ma come ricorda Giovanni Paolo II nella Reconciliatio et poenitentia, Dio ci invita alla riconciliazione, con Lui, con sé stessi, con la creazione, con il prossimo.
PierLuigi Zoccatelli, vice direttore del Cesnur, Centro Studi sulle Nuove Religioni, nella sua relazione dal titolo Il Sessantotto: storia di una rivoluzione culturale ha ricordato che il Sessantotto è un fenomeno sociale globale, è una radicale contestazione della società che ha attraversato tutti i paesi del mondo, non solo occidentale, alla ricerca di un mondo nuovo e di un uomo nuovo. Ha determinato una trasformazione profonda dei modi di vita, degli stili culturali e politici. Già dai primi anni Sessanta abbiamo potuto assistere al nascere ed al progressivo affermarsi di una contro-cultura giovanile, attraverso la contestazione del principio di autorità, la diffusione della cultura hippy, della droga, le prime contestazioni nelle Università. Se all’estero il Sessantotto continuerà solo come rivoluzione culturale, in Italia prosegue anche come fenomeno di violenza: si entra nei c.d. anni di piombo. Si afferma l’ideale dell’insurrezione armata, grazie anche ad una saldatura tra estremismo di sinistra e movimento operaio e studentesco. La violenza è pertanto uno degli elementi del Sessantotto italiano.
Giovanni Cantoni, direttore di Cristianità, afferma all’inizio della sua relazione, Il Sessantotto come categoria culturale permanente, di voler fornire al suo prossimo degli elementi di cornice per inquadrare della situazione. Cantoni fa notare che mentre le altre fasi della rivoluzione sono caratterizzate da soggetti che facevano del male agli altri (pensiamo alle vittime del giacobinismo; alle vittime del bolscevismo), il Sessantottino fa del male a sé stesso. Il Sessantotto è pertanto un mondo di vittime senza carnefici.
Inoltre, il nucleo della modernità è l’anti-ascesi, il rifiuto di ogni sforzo per migliorare sé stessi e il mondo. Si parla di diritti, ma di doveri non parla più nessuno.
Per questo si fa quanto mai urgente un’opera di educazione. Educare vuol dire presentare una prospettiva ascetica, dire al nostro prossimo che per ottenere qualcosa bisogna fare fatica. Ogni pratica educativa diviene pertanto un contributo per opporsi all’anti-ascetismo.
Durante la pausa tra le due sessioni del convegno, i partecipanti hanno avuto modo di visitare lo stand librario della Libreria san Giorgio, e di vedere una mostra fotografica sul Sessantotto, allestita da militanti di Alleanza Cattolica di Milano. La mostra ha lo scopo di ripercorrere quelle tappe del pensiero e dell’azione rivoluzionaria che hanno portato al progressivo smantellamento della società naturale e cristiana. Attraverso le immagini emblematiche di moda, musiche, droga, comuni, rivoluzione sessuale, battaglie politiche, violenze e pacifismo, si dimostra che l’uomo, dopo avere reciso le relazioni più profonde, sociali, familiari e spirituali, si trova solo e disperato di fronte a sé stesso. Ma l’immagine degli ultimi Papi e del loro Magistero, e il richiamo alla Nuova Evangelizzazione, trasmettono un messaggio di speranza e di riscatto.
Alla ripresa dei lavori, l’on. Alfredo Mantovano ha preso spunto dal libro di Enzo Peserico per dedicare qualche considerazione alla componente libertaria del Sessantotto, ed in particolare ai danni provocati dall’attacco al principio d’autorità. Ha ricordato l’affievolirsi della figura del padre; la perdita di autorevolezza di chi ha l’autorità, che per paura o rifiuto non si assume le proprie responsabilità. In particolare, l’on. Mantovano ha parlato dei guasti che questa mentalità ha provocato nella Pubblica Amministrazione, causando de-responsabilizzazione, inefficienza e disorganizzazione dello Stato.
Parlando poi di Enzo Peserico, ne ha ricordato la cura del dettaglio, la consapevolezza del senso delle cose, l’attenzione all’uomo e alla sua formazione, la centralità che egli metteva nella creazione di una comunità. Sono queste le caratteristiche vincenti di un’azione politica e sociale. Le idee sono importanti, ma lasciate a sé stesse non incidono, non hanno efficacia. Il libro di Enzo Peserico è da apprezzare perché sappiamo che è frutto di una coerenza di vita. E l’on. Mantovano conclude augurandosi che la Fondazione possa farsi carico di questa cura dei rapporti umani che ha caratterizzato sempre il lavoro di Enzo Peserico.
Sabrina Pagani Peserico ha poi presentato la Fondazione Enzo Peserico – Fede e Ragione, Persona e Comunità, costituita per ricordare Enzo Peserico e per onorarne la memoria, ma soprattutto per proseguirne l’azione. Essa si ispira alle molte opere da lui promosse e realizzate in ambito culturale, educativo, spirituale e professionale e si propone di proseguire quelle da lui già avviate e di realizzarne di nuove alla luce dei principi, delle finalità e dei valori da lui difesi e professati, con specifico richiamo alla sua fedele ed appassionata militanza nell’Associazione Alleanza Cattolica. Alla Fondazione è stato dato il sottotitolo, rappresentato da due binomi “Fede e Ragione, Persona e Comunità” simbolicamente rappresentati nel logo della Fondazione da un’aquila in volo ad ali spiegate e da un albero carico di frutti. Binomi che intendono caratterizzare la Fondazione, così come in fondo hanno caratterizzato la vita del suo ispiratore. Massimo Introvigne, come ricorda Sabrina Pagani Peserico, li definisce come le coordinate cartesiane sul cui equilibrio si è retto lo sviluppo della civiltà cattolica europea: Fede e Ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano si innalza verso la contemplazione della verità; il binomio Persona e Comunità ricorda che la relazionalità fa parte della dimensione ontologica dell’uomo. Enzo Peserico ha vissuto la sua esistenza con atteggiamento missionario – atteggiamento che presuppone che una verità esista, che questa possa essere conosciuta, e che quindi valga la pena di diffonderla – e con atteggiamento da apologeta, cioè convincendo e dimostrando non tanto che la Fede cristiana è vera, ma che è ragionevole. Tale approccio missionario si è espresso in tutti gli ambiti, da quello associativo a quello lavorativo. La Fondazione vuole pertanto non solo fare memoria di ciò che è stato iniziato, ma vuole proseguire questo esempio, perchè dalla concretezza di questa storia personale nasca una cultura e un’esperienza della speranza.
Il convegno si è concluso con l’intervento di Mauro Ronco, di Alleanza Cattolica e ordinario di Diritto Penale all’Università di Padova, al quale Enzo Peserico aveva chiesto di scrivere la presentazione al suo libro. Ronco ha presentato il libro nel dettaglio dei suoi otto capitoli, tra loro strettamente collegati nella logica storica e nella riflessione dottrinale e filosofica. Il volume si conclude con un capitolo sulla speranza ritrovata, testimoniata dall’esistenza di persone e famiglie che in particolare in Italia hanno saputo resistere a questo processo di disgregazione e anche rilanciare, nel mondo dominato dal relativismo, la speranza in un futuro capace di riconoscere una legge universale, giusta e buona, che sia la base della convivenza umana. Leggendo ampli stralci della sua presentazione, il professor Ronco ha ricordato che Enzo Peserico ha non solo descritto nel suo libro questo scenario di speranza, ma lo ha vissuto e testimoniato pubblicamente con la sua stessa esistenza esemplare.
Al convegno hanno partecipato oltre 400 persone. Tra i presenti, l’on Romano La Russa, deputato del Parlamento Europeo, Pietro Macconi, consigliere regionale della Lombardia, il dottor Carlo Fidanza e l’avv. Michele Mardegan, consiglieri comunali a Milano, il dott. Stefano Dambruoso, giudice ed esperto giuridico presso la Rappresentanza permanente italiana alle Nazioni Unite di Vienna, il professor Armando Tursi, ordinario di diritto del lavoro nell’Università degli studi di Milano.
Il convegno è stato ampiamente annunciato attraverso inserzioni e comunicati stampa sui principali quotidiani nazionali e su molti siti internet. Ha avuto eco sui media nazionali. Da segnalare in particolare un ampio servizio sul TG2, nella rubrica settimanale Mizar.
Sul settimanale il Domenicale è stato pubblicato uno stralcio del libro, accompagnato da un articolo del giornalista Marco Respinti.